Il Papa alla messa di “riparazione” per il mancato viaggio in Congo: «Non è vero che la Chiesa non funziona perchè mancano soldi»

Il Papa alla messa di “riparazione” per il mancato viaggio in Congo: «Non è vero che la Chiesa non funziona perchè mancano soldi»
di Franca Giansoldati
4 Minuti di Lettura
Domenica 3 Luglio 2022, 10:27 - Ultimo aggiornamento: 15:52

Città del Vaticano – Canti allegri, il ritmo caldo della musica africana, costumi colorati. La basilica di San Pietro per un giorno ha smesso la rigidità consueta per ospitare una messa in rito congolese in riparazione al viaggio che il Papa doveva fare a Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo, ma ha fatto saltare all'ultimo minuto per via del ginocchio dolorante (salvo però mantenere in piedi la trasferta in Canada prevista per la fine di luglio, ugualmente lunga e faticosa). Duemila fedeli, in gran parte sacerdoti e suore di nazionalità congolese, hanno ascoltato il messaggio che Francesco ha preparato per incoraggiare le comunità sulla via della pace in un paese dove le violenze sono focolai imprevedibili, alimentati anche da logiche tribali. 

«Cristo ci vuole agnelli, non lupi.

Non vuol dire essere ingenui, ma aborrire ogni istinto di supremazia e sopraffazione, di avidità e di possesso. Chi vive da agnello non aggredisce, non è vorace: sta nel gregge, con gli altri, e trova sicurezza nel suo Pastore, non nella forza o nell’arroganza, nell’avidità di soldi e di beni che tanto male causa anche alla Repubblica Democratica del Congo» ha detto il Papa che in basilica è tornato a farsi vedere sulla sedia a rotelle e non con il bastone.

I cristiani dovrebbero essere sempre testimoni di pace, ha aggiunto, «dunque capaci di superare ogni sentimento di astio e vendetta, la tentazione che la riconciliazione non sia possibile, ogni attaccamento malsano al proprio gruppo che porta a disprezzare gli altri. Fratello, sorella - ha continuato a leggere Papa Francesco  -, la pace comincia da noi; da me e da te, dal cuore di ciascuno. Se vivi la sua pace, Gesù arriva e la tua famiglia, la tua società cambiano. Cambiano se per prima cosa il tuo cuore non è in guerra, non è armato di risentimento e di rabbia, non è diviso, doppio e falso. Mettere pace e ordine nel proprio cuore, disinnescare l’avidità, spegnere l’odio e il rancore, fuggire la corruzione, gli imbrogli e le furberie: ecco da dove inizia la pace». 

Francesco ha aggiunto che nessuno si può accontentare di vivere nella mediocrità, nella convenienza, nelle opportunità. Ai missionari e ai sacerdoti che lavorano in Congo è andato l'incoraggiamento a non fare conto su «nessun bagaglio, nessuna sicurezza, nessun aiuto. Spesso pensiamo che le nostre iniziative ecclesiali non funzionino a dovere perché ci mancano strutture, soldi e mezzi: non è vero. La smentita viene da Gesù stesso. Fratelli, sorelle, non confidiamo nelle ricchezze e non temiamo le nostre povertà, materiali e umane. Più siamo liberi e semplici, piccoli e umili, più lo Spirito Santo guida la missione e ci fa protagonisti delle sue meraviglie». 

Proprio mentre il Papa a San Pietro celebrava la messa per la comunità congolese, chiedendo scusa per il mancato viaggio che ha inevitabilmente causato enorme disappunto tra le comunità locali africane, il cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin è volato a Kinskasa dove ha avuto una serie di incontri con le autorità politiche a iniziare con il presidente Felix Tshisekedi, nella città dell’Oua, un enorme complesso affacciato sul fiume Congo che era prima sede dell’Organizzazione dell’Unione Africana. Nel Congo opera l'Onu come forza di peacebuilding dal 1999 per la stabilizzazione del Paese. 

Al termine della messa una missionaria, suor Rita Mboshu Kongo ha letto un messaggio di ringraziamento auspicando che in futuro il Papa possa riprendere in considerazione il viaggio in Congo. «Preghiamo per la sua salute perchè possa venire nel nostro paese. Sappiamo che lei ama i popoli africani, sia certo anche del nostro immenso amore per lei». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA