Iraq, nubi sul viaggio del Papa, razzi sull'aeroporto di Erbil, per l'Onu «situazione instabile»

Iraq, nubi sul viaggio del Papa, razzi sull'aeroporto di Erbil, per l'Onu «situazione instabile»
di Franca Giansoldati
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Martedì 16 Febbraio 2021, 17:09 - Ultimo aggiornamento: 17:15

Città del Vaticano – Mancano 17 giorni dal viaggio di Papa Francesco in Iraq e all'orizzonte si addensano nubi nere, cupe, sembrano quasi portare tempesta. Ieri sono stati lanciati razzi contro l'aeroporto e le aree civili a Erbil, la capitale del Kurdistan iracheno una delle aree che il pontefice dovrebbe visitare nella trasferta programmata dal 5 all'8 marzo. In quel contesto il Papa dovrebbe anche celebrare una messa allo stadio di Erbil. L'attacco è stato rivendicato da un sedicente gruppo sciita che si fa chiamare 'Guardiani del sangue'; le forze di sicurezza irachene hanno assicurato alla Cnn che stanno indagando sulla rivendicazione. 

A detta di diversi diplomatici l'attacco di Erbil costituisce l'ultima sfida di quella che era già di per sé una trasferta azzardata e complessa.

Due settimane fa c'è stato anche l'attentato al mercato di Baghdad, da parte di un kamikaze, causando la morte di 32 persone e il ferimento di 72. Un segno inquietante, considerando che non avvenivano stragi di questo tipo da diverso tempo. Il clima elettorale in Iraq si fa sempre più instabile.

L'Onu ha avvertito che l'Iraq potrebbe precipitare di nuovo nell'instabilità. L'attacco con i razzi alla base aerea di Erbil che ospita le forze statunitensi - in cui e' rimasto ucciso un contractor civile – non è di certo un bel segnale, anche perchè si tratta della prima volta in quasi due mesi che viene presa di mira una struttura militare e diplomatica occidentale. L'ultimo attacco risalirebbe a meta' dicembre: i razzi erano caduti vicino all'ambasciata americana a Baghdad. 

Su Twitter, la rappresentante Onu in Iraq, Jeanine Hennis-Plasschaert, ha denunciato «atti odiosi e pericolosi» che «costituiscono una seria minaccia alla stabilita'». Plasschaert ha chiesto moderazione e cooperazione tra Erbil, capitale della regione autonoma del Kurdistan, e Baghdad sulle indagini. I timori di un'escalation così hanno preso quota. E l'Iraq - la meta scelta da Papa Francesco per il suo viaggio internazionale - sta diventando il primo banco di prova della politica estera verso l'Iran di Joe Biden, il presidente americano al quale anche Francesco guarda con grande speranza. 

Intanto su Twitter e sui social stanno cominciando ad apparire post di non ben precisati gruppi sciiti che speculano proprio sulla visita del Papa: speriamo che gli Usa non vogliano bombardarlo per avviare una catastrofe. 

A complicare il viaggio del Papa - come se non bastasse - c'è anche il Covid. In Iraq il contagio ha ripreso a salire parecchio, tanto che il governo ha deciso di ricorrere ad un nuovo lockdown che comporterà la chiusura di tutti gli esercizi, i luoghi di culto, comprese le chiese, fino a domenica 8 marzo, il giorno in cui il Papa riprenderà l'aereo per tornare a Roma. 

In Vaticano non tutti sembrano entusiasti a voler fare questo viaggio proprio in questo periodo e con queste condizioni. I collaboratori del Papa, tuttavia, davanti alla irremovibilità di Francesco ad andare in Iraq, hanno avviato al meglio la complessa macchina dei viaggi, realizzando anche un primo sopralluogo nelle città che dovrà toccare il pontefice. Bagdad, Erbil, Qaraqosh, Ur dei Caldei e Najaf. 

Proprio oggi è arrivata un'altra doccia gelata per il Papa: secondo l'agenzia irachena Ina la suprema autorità sciita, l'ayatollah Ali Al Sistani ha smentito clamorosamente che durante la visita papale si possa firmare un documento comune, sulla falsariga di quello che era già stato fatto dal Papa ad Abu Dhabi, negli Emirati, con le autorità religiose sunnite. Al Sistani avrebbe precisato che ciò che era circolato tramite l'ambasciatore iracheno presso la Santa Sede sarebbe frutto di imprecisioni visto che non ci è mai discusso di una ipotesi del genere. 

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