Chaput ha messo le cose subito in chiaro: «Non esiste un ’cattolico Lgbt o un cattolico transgendero un cattolico eterosessual». L'intervento dell'arcivescovo è stato riportato integralmente dal Catholic Herald. «Come se le nostre tendenze sessuali definissero chi siamo; come se queste designazioni descrivessero comunità distinte di diversa ma uguale integrità all’interno della vera comunità ecclesiale, il corpo di Gesù Cristo. Questo non è mai stato vero nella vita della Chiesa, e non è vero ora. Ne consegue che Lgbt e linguaggi simili non dovrebbero essere usati nei documenti della Chiesa, perchè il suo uso suggerisce che questi sono gruppi reali e autonomi, e la
Chiesa semplicemente non classifica le persone in questo modo».
Nell'Instrumentum Laboris del Sinodo in programma a ottobre,veniva riportata la terminologia giovani Lgbt. Sull'argomento era intervenuto anche il gesuita americano, padre James Martin ad agosto, all'Incontro mondiale organizzato in Irlanda dal Vaticano dedicato alle famiglie. Martin chiedeva un mea culpa generale della Chiesa per come vengono trattati i lgbt.
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