Città del Vaticano - I vertici del Vaticano sono in forte fibrillazione per l'emorragia crescente di quei cattolici che in Germania si disiscrivono dalle liste degli appartenenti ad una confessione religiosa. Il fenomeno ovviamente non è nuovo ma ultimamente ha assunto contorni inediti, visto che l'accelerazione si deve a una protesta silenziosa e sotterranea di coloro che non accettano proprio una Chiesa riformista, orientata a modifiche dottrinali capaci di includere benedizioni a coppie omosessuali, sacerdozio femminile, elezioni diretta del vescovo eccetera. La disiscrizione dalle liste suona come una sorta di abiura, un campanello d'allarme, senza contare gli immediati effetti amministrativi visto che così facendo i contribuenti smettono di pagare le tasse dovute per il sostegno della Chiesa, rinunciando ai 'servizi' offerti come ad esempio funerali, matrimoni eccetera. In questi mesi in Vaticano sono arrivate una valanga di notificazioni, lettere, messaggi di protesta da parte di fedeli che annunciavano il proprio abbandono a causa della deriva eccessivamente progressista del percorso sinodale (avviato dalla maggioranza dei vescovi tedeschi due anni fa con l'iniziale benestare del Papa, salvo poi aggiustamenti in corso d'opera per limitare la protestantizzazione, con paletti al sinodo stesso).
I dati
Proprio in questi giorni è stata pubblicata dalla agenzia dei vescovi KNA l'ennesima statistica che dimostra quanto l'abbandono dalla fede sia un evento inarrestabile sotto la spinta di vari fattori: dalla protesta di coloro che non si riconoscono più nella Chiesa troppo riformatrice a coloro che, al contrario, si sono allontanati per l'eccessiva rigidità morale.
A Berlino, per esempio, solo due abitanti su dieci – su 3,8 milioni – sono ancora cristiani (cattolici o luterani). La maggioranza non è iscritta a nessuna lista. La Chiesa protestante contava 486.899 membri nella capitale tedesca alla fine del 2022, mentre l'arcidiocesi cattolica 281.427. Il dato è uscito da una interrogazione parlamentare. Il numero di persone che hanno lasciato le chiese nel 2022 è aumentato di 4.644 unità, raggiungendo quota 23.997 rispetto all'anno precedente. Un totale di 12.973 membri ha lasciato la Chiesa protestante e 10.876 la Chiesa cattolica. I battesimi cattolici sono stati solo 1.615.
L'emorragia berlinese è lo specchio di quello che accade anche nel resto della Germania. Il calo dei fedeli è a livelli record. A Roma, intanto, il clima si sta facendo sempre più arroventato man mano che si avvicina il Sinodo dei sinodi previsto per quest'autunno dove si dovrebbe anche discutere dei temi cari alla maggioranza dei vescovi tedeschi: cambiamenti al Catechismo della Chiesa cattolica nella parte riguardante l'omosessualità, modifiche alla morale sessuale, benedizione delle coppie gay, riconoscimento del sacerdozio femminile, inclusione dei laici negli organismi decisionali delle diocesi, elezione diretta dei vescovi. In molte parti della Germania nonostante gli attuali divieti molte diocesi ammetto già le benedizioni alle coppie gay, in aperto contrasto con Roma. Il Vaticano per ora ha scelto di non intervenire direttamente anche per non esasperare un clima di per sé assai difficile.
La parola tabù
Un alto esponente della curia, sotto anonimato, ha raccontato al Messaggero che nei documenti e negli incontri si evita persino la parola 'scisma' quando si deve descrivere quello che sta accadendo, proprio per non esacerbare i rapporti con l'episcopato tedesco. La strategia messa in campo dal Papa è quella di avviare un dialogo parallelo con i tedeschi nella speranza di trovare una quadra, un punto di sintesi e disinnescare progressivamente l'ordigno. «Ci sono sempre state tensioni tra la tradizione e il rinnovamento. La Chiesa non è un museo ma un corpo vivente e nel corso dei secoli sono avvenuti cambiamenti senza snaturare la struttura fondamentale».
Le tensioni tra il Vaticano e l'episcopato tedesco non sono le uniche. Anche allinterno della conferenza episcopale le prime crepe tra riformisti e conservatori sono affiorate evidenti pochi giorni fa quando quattro vescovi tedeschi si sono ritirati in aperta polemica dal progetto di riforma del Cammino sinodale. Gregor Maria Hanke (Eichstaett), Stefan Oster (Passau), Rudolf Voderholzer (Regensburg) e il cardinale Rainer Maria Woelki (Colonia) hanno votato a giugno contro il previsto finanziamento del comitato che sta portando avanti le riforme. In questo modo i vescovi delle altre 23 diocesi devono quindi cercare altre fonti di finanziamento.
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Newsletter Utilità Contattaci
Logout