Papa Francesco ancora troppo debole per celebrare a San Pietro, al suo posto monsignor Fisichella

Papa Francesco ancora troppo debole per celebrare a San Pietro, al suo posto monsignor Fisichella
di Franca Giansoldati
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Domenica 25 Luglio 2021, 12:16 - Ultimo aggiornamento: 18:48

Città del Vaticano – Tempi più lunghi del previsto per la convalescenza del Papa. Il pontefice è ancora troppo debole per poter prendere parte a cerimonie religiose piuttosto lunghe che gli impongono di restare in piedi all'altare a celebrare. Stamattina ha delegato monsignor Rino Fisichella, presidente del pontificio consiglio per la nuova evangelizzazione a celebrare al suo posto, a San Pietro, la solenne messa per i nonni.

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Papa Francesco ancora troppo debole per celebrare a San Pietro

Prima di iniziare il rito Fisichella ha rassicurato i presenti che Francesco essendo a riposo non deve strapazzarsi.

Davanti a circa duemila persone tutte distanziate e provviste di mascherina l'arcivesovo ha spiegato che «questi, per lui, sono giorni di convalescenza, e noi desideriamo che non si affatichi ulteriormente, perché possa trascorrere questi ultimi giorni in riposo per riprendere pienamente le forze e il suo ministero pastorale».

 

Gli impegni

A settembre lo attende un viaggio in due paesi, l'Ungheria e la Slovacchia, con un programma molto intenso e sul quale si sta facendo strada qualche dubbio legittimo, se riuscirà a portare a compimento tutto, vista la lista degli eventi ai quali è atteso ogni giorno, con spostamenti, discorsi, incontri pubblici e privati, celebrazioni solenni. 

L'Angelus

All'Angelus però Papa Francesco si è affacciato come sempre, piuttosto disteso in volto e sorridente. Ai fedeli riuniti in piazza san Pietro ha parlato degli squilibri esistenti nel pianeta, dove da una parte una moltitudine di bambini muore letteralmente di fame e dalo'altra parte si sprecano tonnellate di cibo. 

«Anche oggi il moltiplicarsi dei beni non risolve i problemi senza una giusta condivisione. Viene alla mente la tragedia della fame, che riguarda in particolare i più piccoli. È stato calcolato che ogni giorno nel mondo circa settemila bambini sotto i cinque anni muoiono per motivi legati alla malnutrizione. Di fronte a scandali come questi Gesù rivolge anche a noi un invito, un invito simile a quello che probabilmente ricevette il ragazzo del Vangelo, che non ha nome e nel quale possiamo vederci tutti noi: “Coraggio, dona il poco che hai, i tuoi talenti e i tuoi beni, mettili a disposizione di Gesù e dei fratelli. Non temere, nulla andrà perso, perché, se condividi, Dio moltiplica. Scaccia la falsa modestia di sentirti inadeguato, fidati. Credi nell’amore, nel potere del servizio, nella forza della gratuità». 

Durante la celebrazione a san Pietro, invece, il tema centrale della omelia che aveva preparato (e che ha letto Fisichella) riguardava il rapporto tra giovani e vecchi, ipotizzando un patto generazionale. «Oggi c'è bisogno di una nuova alleanza tra giovani e anziani, di condividere il tesoro comune della vita, di sognare insieme, di superare i conflitti tra generazioni per preparare il futuro di tutti. Senza questa alleanza di vita, di sogni e di futuro, rischiamo di morire di fame, perché aumentano i legami spezzati, le solitudini, gli egoismi, le forze disgregatrici». L'occasione per tornare a parlare del rischio che aumenti il divario generazionale è stata la giornata dedicata ai nonni. 

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