Papa Francesco ripete: «Il mio incarico è a vita. Ma ho scritto una lettera di dimissioni come fece Pio XII»

Bergoglio: "Dimissioni? Mai passate per la mente"

Papa Francesco ripete: l'incarico che ha «è ad vitam» ma ha già scritto una lettera di dimissioni come fece Pio XII
di Franca Giansoldati
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Giovedì 16 Febbraio 2023, 11:04 - Ultimo aggiornamento: 12:35

Città del Vaticano – La domanda diretta e quasi brutale è stata posta a Papa Francesco dai gesuiti del Congo e poi dalla quelli presenti in Sud Sudan durante il suo ultimo viaggio internazionale africano: Lei sta pensando alle dimissioni? Risposta: «No, non mi è passato per la mente. Ho però scritto una lettera e l’ho data al cardinale Bertone. Contiene le mie dimissioni nel caso non fossi nelle condizioni di salute e di consapevolezza per poter rinunciare. Anche Pio XII ha scritto una lettera di rinuncia nel caso che Hitler lo avesse portato in Germania. Così lui disse che avrebbero catturato Eugenio Pacelli e non il Papa».

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A trascrivere fedelmente la registrazione è stato padre Antonio Spadaro, direttore della rivista Civiltà Cattolica, un gesuita siciliano che svolge anche le funzioni di spin doctor e lo segue sempre negli spostamenti all'estero organizzandogli gli incontri con i confratelli della Compagnia di Gesù. Naturalmente non è la prima volta che Francesco ripete che al momento non ha alcuna intenzione di fare un passo indietro, anche se in passato ha sottolineato che esiste questa possibilità resa ancora più concreta dal suo predecessore, il teologo Benedetto XVI, che ha aperto la porta delle rinunce e dei papi emeriti. 

Ma è alla seconda domanda posta dai gesuiti, sempre sullo stesso argomento che fa capire quanto in questo periodo di rumours e polemiche quanto Bergoglio abbia rafforzato in sé la convinzione di non abbandonare. Di restare “ad vitam”.

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«Guarda: è vero che io ho scritto le mie dimissioni due mesi dopo l’elezione e ho consegnato questa lettera al cardinale Bertone. Non so dove si trovi questa lettera. L’ho fatto nel caso che io abbia qualche problema di salute che mi impedisca di esercitare il mio ministero e di non essere pienamente cosciente per poter rinunciare. Questo però non vuol affatto dire che i Papi dimissionari debbano diventare, diciamo così, una «moda», una cosa normale. Benedetto ha avuto il coraggio di farlo perché non se la sentiva di andare avanti a causa della sua salute.

Io per il momento non ho in agenda questo. Io credo che il ministero del Papa sia ad vitam. Non vedo la ragione per cui non debba essere così. Pensate che il ministero dei grandi patriarchi è sempre a vita. E la tradizione storica è importante. Se invece stiamo a sentire il chiacchiericcio, beh, allora bisognerebbe cambiare Papa ogni sei mesi!».

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Poi in aggiunta a quanto è accaduto nella Compagnia di Gesù dove il cosiddetto “Papa Nero” che un tempo era a vita e per ben due volte in successione il Generale si è dimesso anzitempo, ha fatto notare: «Circa la Compagnia di Gesù: sì, su questo io sono «conservatore». Deve essere a vita. Ma, ovviamente, si pone la stessa questione che riguarda il Papa. Padre Kolvenbach e padre Nicolás, gli ultimi due precedenti Generali, hanno lasciato per motivi di salute. Mi sembra importante ricordare pure che un motivo del generalato a vita nella Compagnia nasce anche per evitare i calcoli elettorali, le fazioni, il chiacchiericcio».

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Negli ultimi due anni le voci di un possibile ritiro anticipato di Papa Bergoglio si sono fatte più forti in concomitanza di due fattori. Il primo ha a che fare con la salute di Francesco dopo la sua operazione al colon e i problemi evidenti alle articolazioni del ginocchio, tanto che ora si sposta solo con il bastone e l 'ausilio di una carrozzina. Il secondo fattore, invece, è da collegare ad un aumento di fazioni ostili cresciute in modo esponenziale in diversi ambienti ecclesiali, per motivi diversi. Questo ha costretto il Papa a prendere posizione, mettendo in chiaro che si governa con la testa e non con le ginocchia. La sua agenda futura è piena di impegni, ci sono viaggi importanti in cantiere – la Mongolia ai confini con la Cina – e appuntamenti di grande peso come il Giubilieo del 2025. 

PAPA EMERITO

Il tema delle dimissioni e di come eventualmente regolamentare la figura del papa emerito è al centro di dibattiti teologici piuttosto accesi. Nel libro intervista “In Buona Fede” (Solferino) il prefetto emerito dell'ex Sant'Uffizio, il cardinale teologo Gerhard Mueller auspica che in futuro non ci siano più papi emeriti: «Io mi aspetto che quello di Benedetto XVI resti un caso personale ed eccezionale. Ho sconsigliato a suo tempo a Papa Francesco di percorrere lo stesso sentiero anche se lui, per suo carattere, alla fine fa sempre il contrario di quello che gli si dice. (Müller ride di gusto.) Papa Francesco mi disse che anche lui avrebbe potuto ritirarsi e andare in pensione se mai si fossero verificate determinate circostanze legate alla salute, tenendo conto che Benedetto XVI ha aperto un precedente, rendendo possibile questa ipotesi anche ad altri in futuro. Ma l'opinione sulle dimissioni papali è materia divisiva. Ricordo che il cardinale Maradiaga, grande elettore di Papa Francesco al conclave , un giorno lodò parecchio Benedetto XVI per la rinuncia. È possibile che certi settori della Chiesa aspettino che il Pontefice attuale rinunci, facendo balenare disegni di politica ecclesiastica, o anche per pilotare meglio il prossimo conclave e individuare, chissà, un giovane candidato vicino alle riforme nel frattempo avviate, ma la Chiesa non può agire in questo modo. Altri ancora premono perché venga studiata una normativa per regolare gli avvicendamenti al soglio di Pietro prima della morte naturale del Pontefice. Tutti meccanismi deleteri all'unità della Chiesa. I cattolici dovrebbero accettare sempre il Papa eletto, chiunque egli sia»

REGOLE

Per Müller, «nessuno potrà mai fare una legge sulle dimissioni affermando che il Papa deve lasciare dopo un certo numero di anni o, ancora, che dipende dalla sua coscienza. Non si tratta di una scelta personale, poiché presenta risvolti critici per la Chiesa intera, con un miliardo di credenti coinvolti nel mondo, e oltre quattromila vescovi. Chiaramente non si possono impartire direttive o comandi al Pontefice, ma tutto dovrebbe seguire anche una logica, evitando di procedere secondo l'arbitrarietà del faccio-ciò-che-voglio. Ecco, questo non rappresenta affatto la spiritualità della missione di Pietro». L'ex prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede non approva i cambiamenti apportati al testo del Padre nostro dove la frase 'non ci indurre in tentazionè è stata sostituita con 'non abbandonarci alla tentazionè. «A me - dice - pare una modifica incomprensibile. 'Non ci indurre in tentazionè sono le parole di Gesù nel Nuovo Testamento e teoricamente non si poteva cambiare quel testo, o perfezionare la versione greca. Si tratta di una traduzione non corretta, anche se a volte è complicato tradurre bene e provare a migliorare le parole di Gesù. Possiamo spiegare o interpretare i malintesi, non possiamo di certo alterare il senso originale. »Non indurci in tentazione«: nella Bibbia abbiamo Satana che ci introduce alla tentazione e resta una prova che Dio asseconda per testarci, per metterci sotto esame. L'orientamento verso il peccato è una spinta innata nell'uomo. Chi ha modificato il testo della preghiera era certamente animato da buone intenzioni , ma il risultato ottenuto non rispecchia quello che indica il testo originale.Fortunatamente il Padre Nostro è stato cambiato solo in italiano, non in altre lingue. In tedesco, per esempio, è rimasto invariato». Ma come mai nessun collaboratore del Papa lo ha avvisato in tempo di questo errore nella traduzione del Padre Nostro in italiano? «Penso - spiega il card. Müller -che il mio successore, il cardinale Ladaria lo abbia anche fatto e so che lo hanno fatto anche altre persone, ma la categoria dei teologi in questo frangente storico non ha grosse chance. Sono tenuti ai margini». 

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