Papa Francesco: Fate il presepe nelle scuole ma non strumentalizzatelo

Papa Francesco: Fate il presepe nelle scuole ma non strumentalizzatelo
di Franca Giansoldati
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Domenica 1 Dicembre 2019, 16:01 - Ultimo aggiornamento: 19:29

Greccio (Rieti) – Fate ovunque il presepe. Realizzatelo nelle scuole, nelle piazze, nelle parrocchie, nelle carceri, nelle case, nelle aziende. Dal borgo medievale di Greccio, nella Valle Reatina, dove San Francesco si fermò venendo probabilmente da Roma, e dove realizzò la prima rappresentazione della Natività, immaginando la grotta, il bue, l'asinello, i pastori, Giuseppe e Maria, i Magi e il Bambino Gesù custodito dagli angeli, Papa Francesco ha firmato una Lettera Apostolica rivolta a tutto il mondo con lo scopo di incoraggiare il vero senso di questa bella tradizione. 

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Un documento che ha intitolato Admirabile Signum e che, di fatto, ha l'effetto indiretto di togliere potenza alla retorica sovranista, in questi anni martellante nella difesa delle tradizioni cristiane. Monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova evangelizzazione, presente a Greccio con Papa Francesco, in una nota distribuita nel santuario francescano, chiarisce: «Il presepe non può essere strumentalizzato perché quel bambino che tende le braccia si lascia abbracciare da chiunque si accosta a lui».

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Il pontefice che con questo documento (annunciato a sorpresa) la Chiesa rafforza la tradizione natalizia. «Come pure la consuetudine di allestirlo nei luoghi di lavoro, nelle scuole, negli ospedali, nelle carceri, nelle piazze».

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«Il mirabile segno del presepe, così caro al popolo cristiano – si legge nella Lettera Apostolica - suscita sempre stupore e meraviglia. Rappresentare l’evento della nascita di Gesù equivale ad annunciare il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio con semplicità e gioia. Il presepe, infatti, è come un Vangelo vivo, che trabocca dalle pagine della Sacra Scrittura».

Il Papa ritiene che l'allestimento del presepe sia un esercizio di fantasia creativa, visto che viene realizzato con mille materiali, dalla pasta frolla al ghiaccio. Naturalmente sono permesse anche licenze poetiche, come allestirlo in un barcone o dentro una cassetta di legno. In genere il presepe si impara da bambini «quando papà e mamma, insieme ai nonni, trasmettono questa gioiosa abitudine, che racchiude in sé una ricca spiritualità popolare. Mi auguro che questa pratica non venga mai meno; anzi, spero che, là dove fosse caduta in disuso, possa essere riscoperta e rivitalizzata». 

L’origine del presepe trova riscontro anzitutto in alcuni dettagli evangelici. L’Evangelista Luca dice semplicemente che Maria «diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio». Gesù neonato viene deposto in una mangiatoia, che in latino si dice praesepium, da cui presepe.

«Entrando in questo mondo, annota ancora Francesco - il Figlio di Dio trova posto dove gli animali vanno a mangiare. Il fieno diventa il primo giaciglio per Colui che si rivelerà come «il pane disceso dal cielo». 

Papa Francesco si sofferma poi a riflettere sulle statuine simboliche che popolano le rappresentazioni, compreso quelle di tanti personaggi umilissimi. Il guardiano dei porci, la lavandaia, il mendicante, il pastore. «Anche loro stanno vicine a Gesù Bambino a pieno titolo, senza che nessuno possa sfrattarle o allontanarle da una culla talmente improvvisata che i poveri attorno ad essa non stonano affatto. I poveri, anzi, sono i privilegiati di questo mistero e, spesso, coloro che maggiormente riescono a riconoscere la presenza di Dio in mezzo a noi» annota il pontefice. «Dal presepe emerge chiaro il messaggio che non possiamo lasciarci illudere dalla ricchezza e da tante proposte effimere di felicità». Quanto al palazzo di Erode rimane destinato a essere solitario sullo sfondo, «chiuso, sordo all’annuncio di gioia». 

«Dovunque e in qualsiasi forma, il presepe racconta l’amore di Dio, il Dio che si è fatto bambino per dirci quanto è vicino ad ogni essere umano, in qualunque condizione si trovi». 


 

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