L'allarme di Papa Francesco: «Servono leader con nuova mentalità, devono sapere dialogare e confrontarsi»

I volontari dell'associazione Rondine cittadella della pace
di Franca Giansoldati
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Lunedì 3 Dicembre 2018, 15:05
Città del Vaticano – Il Papa parla a un piccolo gruppo pacifista e visionario che nelle campagne di Arezzo da vent’anni cerca di cucire il tessuto lacerato di ragazzi che hanno vissuto l’esperienza della guerra - palestinesi e israeliani, russi e ceceni, hutu e tutsi – eppure stavolta il suo uditorio è molto più ampio e decisamente più politico. Partendo dall’esperienza un po’ utopica di Rondine cittadella della pace, Francesco pensa ai grandi disastri politici che si possono originare dai blocchi dovuti alla mancanza di dialogo.  «Servono leader con una nuova mentalità. Non sono leader di pace quei politici che non sanno dialogare e confrontarsi: un leader che non si sforza di andare incontro al “nemico”, di sedersi con lui a tavola come fate voi, non può condurre il proprio popolo verso la pace. Per far questo occorre umiltà e non arroganza: san Francesco vi aiuti a seguire questa strada, con coraggio. Ascoltando i giovani, anche nel recente Sinodo in cui erano protagonisti, io ho imparato molto da loro». A preoccupare il pontefice è la carenza di confronto tra uomini politici, amministratori, capi di Stato, riscontrabile in vari ambiti, sia locali che internazionali.

Il discorso che ha preparato il Papa fa riferimento al bisogno di fermare i conflitti a vari livelli («tutti dobbiamo togliere definitivamente la guerra dal pianeta e dalla storia dell’umanità»), alla necessità di abbattere steccati e sbriciolare muri, compresi quelli eretti dalla indifferenza.  Ci sono tanti «giovani che, in varie parti del mondo, vivono bloccati in culture avvelenate dal dolore e dall’odio» aggiunge il Papa durante l’udienza all’Associazione Rondine-Cittadella della Pace- «In questi vent’anni avete messo a punto  un metodo capace di trasformare i conflitti, facendo uscire i giovani da questo inganno e riconsegnandoli ai loro popoli per un pieno sviluppo spirituale, morale, culturale e civile: giovani generosi che, incolpevoli, sono nati col peso dei fallimenti delle precedenti generazioni».
 
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