Papa Francesco da Orban, in agenda nodo migrazioni e futuro del Cristianesimo in Europa

Papa Francesco da Orban, in agenda nodo migrazioni e futuro del Cristianesimo in Europa
di Franca giansoldati
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Martedì 18 Aprile 2023, 17:28 - Ultimo aggiornamento: 19:58

Città del Vaticano – Immigrazione: ecco il tema più ingombrante e scomodo di cui Papa Francesco dovrà farsi carico nel suo prossimo viaggio in Ungheria, la prossima settimana, dal 29 al 30 aprile. La visita simbolica di Bergoglio nel cuore dell'Europa, ai confini con l'Ucraina cade in un momento storico segnato da massicce ondate di profughi in fuga dalla guerra scatenata dall'invasione russa. Anche se da parte del Papa non mancheranno le lodi al governo ungherese per la generosa accoglienza agli ucraini, in molti in Vaticano si aspettano un messaggio tematico più ampio, stavolta rivolto all'Europa intera, un po' come ha fatto anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella che dalla Polonia in questi giorni ha fatto notare che chi dall'Africa sbarca in Spagna, in Grecia o in Italia in realtà sbarca soprattutto in Europa.

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La Chiesa cattolica ungherese guidata dal cardinale Peter Erdo (influentissimo a livello europeo) sull'argomento migratorio è silenziosissima anche se ci sono tante ong che stanno dando il loro aiuto.  Don Csaba Török, coordinatore dei programmi cattolici nella tv statale, stamattina ha spiegato ai giornalisti in un incontro online organizzato da Iscom (Pontificia Università della Santa Croce) che i cattolici ungheresi operano in un contesto complicato e sono costretti a camminare sulle uova visto che «la chiesa in Ungheria non ha nessuna indipendenza nei suoi finanziamenti. Le scuole, gli istituti, gli ospedali, e anche le diocesi – ha detto - sono finanziati dallo Stato. E così ogni volta se c’è qualche tensione politica, interna o esterna, si preferisce non dire niente perché altrimenti si mettono a rischio i finanziamenti. Se un governo diventa nemico della Chiesa, in alcuni mesi può guidare la Chiesa fino alla bancarotta». 

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Lo spazio di movimento con il governo sovranista di Viktor Orban è dunque limitato. «La chiesa di Ungheria, a livello dei vescovi e della conferenza episcopale, si attiene alle direttive del governo cercando di adattarsi alla situazione.

Ma se parliamo della Chiesa come comunità dei fedeli, ci sono molte iniziative che cercano di dare una risposta evangelica a questa situazione». Naturalmente tantissime ong e istituzioni caritative sono presenti sulla frontiera verso la Serbia. «Adesso l’Ungheria ha chiuso la frontiera e ufficialmente quelli che entrano nel paese sono migranti illegali e come tali devono essere sottoposti ad un processo giudiziario alla fine del quale vengono fatti ritornare in Serbia. Poiché molte strade per l’Europa passano per l’Ungheria, c’è un traffico molto forte di persone», anche se il governo preferisce non vederlo. E su questo fronte, molti cattolici cercando di dare il loro aiuto «fuori dei limiti visibili della chiesa istituzionale».

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Il tema migratorio sta causando dolore al Pontefice anche in Italia per gli ultimi provvedimenti in tema di immigrazione giunti ora all’esame delle Camere. In queste ore la Comunità di Sant’Egidio e la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, che da anni realizzano i corridoi umanitari, hanno lanciato appelli (finora inascoltati) al Governo e al Parlamento. Di fatto il pacchetto di nuove regole previste rischia di intaccare un modello che, sia pure tra luci ed ombre, ha consentito di tutelare diritti fondamentali, di garantire reali processi di integrazione e di contenere fenomeni di irregolarità e devianza.

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Il motto ufficiale della visita di Bergoglio in Ungheria è ‘Cristo è il nostro futuro’. Francesco da Budapest affronterà anche il problema della scristianizzazione del vecchio continente. Come ripartire? A Budapest, il Papa avrà incontri protocollari anche con il premier Viktor Orban. Da tempo Orban si presenta come protettore del cristianesimo e cerca consapevolmente una connessione verso il Papa. Don Csaba ha ricordato che nel febbraio scorso, in un discorso pubblico di bilancio, «ha detto che in Europa ci sono esclusivamente solo due Stati che combattono per la pace in Ucraina e questi Stati sono il Vaticano e l’Ungheria perché il papa è il portavoce della pace» e l’Ungheria è contro l’invio delle armi all’Ucraina. In sostanza, Orban sta dicendo, ha sintetizzato il sacrdote: «noi siamo gli alleati del Vaticano e l’unico Stato in Europa che protegge il cristianesimo e in politica estera stiamo facendo tutto il possibile per la pace seguendo la figura del Papa».

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Riguardo alla possibilità di una presenza a Budapest del Patriarca Kirill o di un suo rappresentante, don Csaba lo ritiene praticamente impossibile. «Già nel 1996 quando papa Giovanni Paolo II arrivò a Pannonhalma, c’era la questione aperta e cioè se quella visita poteva essere occasione per un incontro con l’allora Patriarca di Mosca Alessio II. La chiesa di Ungheria ha cercato sempre di servire come ponte tra l’ortodossia e la chiesa cattolica latina. Anche adesso ci sono domande aperte, vista la situazione politica anche se al momento, non se ne parla».

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