Papa Francesco si schiera a fianco delle donne iraniane e dei manifestanti: «Basta condanne a morte»

Papa Francesco si schiera a fianco delle donne iraniane e dei manifestanti: «Basta condanne a morte»
di Franca Giansoldati
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Lunedì 9 Gennaio 2023, 12:34 - Ultimo aggiornamento: 15:53

Città del Vaticano – Papa Francesco si schiera a fianco delle donne iraniane che stanno rischiando la vita per difendere la propria libertà. E' il primo intervento articolato del pontefice a proposito di quello che sta accadendo nella repubblica islamica degli Ayatollah. Durante il consueto messaggio natalizio al mondo aveva fatto certamente menzione alle notizie sulle violenze inaudite contro i manifestanti iraniani ma senza entrare nel dettaglio. Stamattina, invece, davanti agli ambasciatori accreditati presso il Vaticano per gli auguri di inizio anno ha chiesto di fermare la mano del boia che anche ieri ha impiccato all'alba due ragazzi ventenni solo perché avevano preso parte alle manifestazioni. Il discorso al Corpo diplomatico contiene altri importanti punti nevralgici e analizza a fondo la geopolitica mettendo in evidenza il bisogno di multilateralismo, sia per fermare la guerra in Ucraina, sia per arrivare ad un accordo sul nucleare. Altrimenti, ha messo in guardia Papa Francesco, il mondo si dovrà preparare alla terza guerra mondiale. 

IRAN

«Il diritto alla vita è minacciato anche laddove si continua a praticare la pena di morte, come sta accadendo in questi giorni in Iran, in seguito alle recenti manifestazioni, che chiedono maggiore rispetto per la dignità delle donne. La pena di morte non può essere utilizzata per una presunta giustizia di Stato, poiché essa non costituisce un deterrente, né offre giustizia alle vittime, ma alimenta solamente la sete di vendetta. Faccio, perciò, appello perché la pena di morte, che è sempre inammissibile poiché attenta all’inviolabilità e alla dignità della persona, sia abolita nelle legislazioni di tutti i Paesi del mondo. Non possiamo dimenticare che fino all’ultimo momento, una persona può convertirsi e può cambiare». 

UCRAINA

«L’attuale conflitto in Ucraina ha reso più evidente la crisi che da tempo interessa il sistema multilaterale, il quale abbisogna di un ripensamento profondo per poter rispondere adeguatamente alle sfide del nostro tempo. Ciò esige una riforma degli organi che ne consentono il funzionamento, affinché siano realmente rappresentativi delle necessità e delle sensibilità di tutti i popoli, evitando meccanismi che diano ad alcuni maggior peso a scapito di altri. Non si tratta dunque di costruire blocchi di alleanze, ma di creare opportunità perché tutti possano dialogare». 

NUCLEARE

«Sotto la minaccia di armi nucleari siamo tutti sempre perdenti.

Tutti! (...) Purtroppo, ancora oggi la minaccia nucleare viene evocata, gettando il mondo nella paura e nell’angoscia. Non posso che ribadire in questa sede che il possesso di armi atomiche è immorale poiché – come osservava Giovanni XXIII – «se è difficile persuadersi che vi siano persone capaci di assumersi la responsabilità delle distruzioni e dei dolori che una guerra causerebbe, non è escluso che un fatto imprevedibile ed incontrollabile possa far scoccare la scintilla che metta in moto l’apparato bellico (...). Sotto la minaccia di armi nucleari siamo tutti sempre perdenti! Da questo punto di vista, particolare preoccupazione desta lo stallo dei negoziati circa il riavvio del Piano d'azione congiunto globale, meglio noto come Accordo sul nucleare iraniano. Auspico che si possa arrivare al più presto ad una soluzione concreta per garantire un avvenire più sicuro». 

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GUERRA MONDIALE

«Oggi è in corso la terza guerra mondiale di un mondo globalizzato, dove i conflitti interessano direttamente solo alcune aree del pianeta, ma nella sostanza coinvolgono tutti. L’esempio più vicino e recente è proprio la guerra in Ucraina, con il suo strascico di morte e distruzione; con gli attacchi alle infrastrutture civili che portano le persone a perdere la vita non solo a causa degli ordigni e delle violenze, ma anche di fame e di freddo». 

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ISRAELE

«La Santa Sede segue anche con preoccupazione l’aumento della violenza tra palestinesi e israeliani, con la conseguenza drammatica di molte vittime e di una totale sfiducia reciproca. Particolarmente colpita è Gerusalemme, città santa per ebrei, cristiani e musulmani. La vocazione iscritta nel suo nome è di essere Città della Pace, ma purtroppo si trova ad essere teatro di scontri. Confido che essa possa ritrovare tale vocazione ad essere luogo e simbolo di incontro e di coesistenza pacifica, e che l’accesso e la libertà di culto nei Luoghi Santi continui ad essere garantito e rispettato secondo lo status quo. Allo stesso tempo, auspico che le autorità dello Stato d’Israele e quelle dello Stato di Palestina possano ritrovare il coraggio e la determinazione nel dialogare direttamente al fine di implementare la soluzione dei due Stati in tutti i suoi aspetti, in conformità con il diritto internazionale e con tutte le pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite». 

ARMENIA

«Non dobbiamo neppure dimenticare altre situazioni in cui continuano a pesare le conseguenze di conflitti non ancora risolti. Penso in particolare alla situazione nel Caucaso meridionale. Esorto le parti a rispettare il cessate il fuoco, ribadendo che la liberazione dei prigionieri militari e civili sarebbe un passo importante verso un desiderato accordo di pace». 

DOMANDE

«In un tempo così conflittuale, non possiamo eludere la domanda su come si possa ritessere i  fili della pace. Da dove ripartire?» Si è chiesto Papa Francesco, fornendo una serie di tracce per una riflessione congiunta capace – a suo parere - di portare le nazioni ad un tavolo negoziale.

LIBERTA' FONDAMENTALI

«Nonostante gli impegni assunti da tutti gli Stati di rispettare i diritti umani e le libertà fondamentali di ogni persona, ancor oggi, in molti Paesi, le donne sono considerate come cittadini di seconda classe. Sono oggetto di violenze e di abusi e viene loro negata la possibilità di studiare, di lavorare, di esprimere i propri talenti, l’accesso alle cure sanitarie e persino al cibo. Invece, ove i diritti umani sono riconosciuti pienamente per tutti, le donne possono offrire il proprio contributo insostituibile alla vita sociale ed essere prime alleate della pace». 

DIVIETO DI ABORTIRE

«La pace esige anzitutto che si difenda la vita, un bene che oggi è messo a repentaglio non solo da conflitti, fame e malattie, ma fin troppo spesso addirittura dal grembo materno, affermando un presunto “diritto all’aborto”. Nessuno può vantare però diritti sulla vita di un altro essere umano, specialmente se è inerme e dunque privo di ogni possibilità di difesa. Faccio, dunque, appello alle coscienze degli uomini e delle donne di buona volontà, particolarmente di quanti hanno responsabilità politiche, affinché si adoperino per tutelare i diritti dei più deboli e venga debellata la cultura dello scarto, che interessa purtroppo anche i malati, i disabili e gli anziani. Vi è una precipua responsabilità degli Stati di garantire l’assistenza dei cittadini in ogni fase della vita umana, fino alla morte naturale, facendo in modo che ciascuno si senta accompagnato e curato anche nei momenti più delicati della propria esistenza». 

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