Papa Francesco e la missione di pace, in Vaticano il numero 2 del Patriarca di Mosca: cosa sta accadendo

Papa Francesco e la missione di pace, in Vaticano il numero 2 del Patriarca di Mosca: cosa sta accadendo

All'udienza di stamattina in piazza San Pietro il metropolita russo Antonij
di Franca Giansoldati
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Mercoledì 3 Maggio 2023, 11:34 - Ultimo aggiornamento: 19:39

Città del Vaticano – Eppur qualcosa si muove. Dopo avere sintetizzato ai fedeli lo scopo del suo viaggio in Ungheria e della necessità di «creare ponti» per la pace, stamattina al termine dell'udienza generale in piazza San Pietro, Papa Francesco ha salutato per primo, scambiando con lui brevi frasi e accogliendolo con affetto, il Metropolita russo Antonij, 'ministro degli esteri' del Patriarcato di Mosca. Antonij si trova in Italia da alcuni giorni e ieri ha avuto uno scambio di vedute con l'arcivescovo Claudio Gugerotti, Prefetto del Dicastero per le Chiese orientali, tra i membri delle delegazione che hanno seguito il Papa durante il viaggio a Budapest. Nulla è finora trapelato ma è significativa la sua presenza. Sul sito del Patriarcato Antonij ha spiegato che con Gugerotti ha parlato di diverse materie (senza specificare se vi fosse o meno la questione della missione papale) e senza offrire nessun altro particolare. 

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Qualche giorno fa il colloquio con Hilarion

Questo  incontro in Vaticano avviene quattro giorni dopo il colloquio a Budapest fra il Pontefice e il Metropolita Hilarion, predecessore di Antonij. Ai fedeli riuniti in piazza San Pietro per l'udienza Bergoglio stamattina ha chiesto di nuovo di pregare ogni giorno per la pace nel mondo e la fine della guerra. «Anch'io ve lo chiedo: pregate il rosario per la pace. Maria, Madre di Gesù e nostra, ci aiuti a costruire vie di incontro e sentieri di dialogo, e ci dia il coraggio di intraprenderli senza indugio». Una supplica che si ricollega a quanto invocato anche a Budapest, durante la messa finale del suo viaggio, per il popolo ucraino e quello russo, poco prima di riprendere la via per Roma e fare l'annuncio in volo di una missione di pace in corso. 

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Un annuncio che ha colto di sorpresa tutti. «Si sa che il Vaticano intende lavorare per raggiungere un accordo di pace però tocca a loro dire cosa stanno facendo. Non è molto chiaro quali sono i contatti in corso tra la diplomazia vaticana e quella russa e ucraina. Per quanto ci riguarda ogni iniziativa a favore della pace è positiva, l'importante è che si raggiunga una pace giusta» ha commentato stamattina il ministro degli Esteri, Antonio Tajani ad Agorà, a proposito delle parole che Papa Francesco ha affidato ai giornalisti in volo. «Noi non avevamo avuto informazioni, ma si sapeva che il Vaticano lavorava per trovare soluzioni positive», ha aggiunto Tajani.

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L'enigma della missione diplomatica

Di fatto la missione diplomatica annunciata dal Papa per fermare la guerra arenata è sembrata arenarsi prima ancora di vedere la luce. «Il Presidente Zelensky non ha acconsentito ad alcuna discussione di questo tipo a nome dell'Ucraina».

L'ufficio presidenziale aveva affidato alla CNN il seguente messaggio: «Se i colloqui sono in corso, lo sono a nostra insaputa e senza la nostra benedizione. Noi non ne siamo a conoscenza». Poco dopo anche dal Cremlino, il portavoce Dmitry Peskov, riferiva che Mosca non aveva cognizione di alcuna iniziativa: «No, non sappiamo nulla». E così anche Maria Zakharaova, portavoce della diplomazia russa: «Ad oggi, la parte russa non ha ricevuto dal Vaticano proposte o piani specifici per una soluzione pacifica della crisi ucraina. Non abbiamo nulla del genere. Non abbiamo dettagli sull'iniziativa di papa Francesco recentemente menzionata dai media occidentali». 

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Nell'arco di poche ore il progetto papale per fermare le armi si è di fatto trasformato in un enigma geopolitico, facendo arrovellare le cancellerie dei paesi coinvolti per comprenderne i contorni e la fondatezza. Eppure le parole del Pontefice erano difficilmente equivocabili. «E’ in corso una missione, ma ancora non è pubblica. Vediamo come. Quando sarà pubblica la dirò» aveva spiegato sul volo di rientro Budapest-Roma. Peccato però che nessuno in quel momento (nemmeno nel suo entourage) ne fosse al corrente, stando almeno alle indiscrezioni, mentre non mancavano le reazioni a ruota dei belligeranti. La sorpresa aveva colto anche il Metropolita Hilarion che sul suo sito ufficiale, sentendosi tirato in ballo, si è sfilato. «Sulla stampa sono apparse insinuazioni secondo le quali avrei incontrato Papa Francesco per dargli delle informazioni allo scopo di raggiungere alcuni accordi segreti oppure per altri scopi politici. Rispondo per chi è interessato: non c'è stato nulla che riguardi i rapporti bilaterali tra la Chiesa cattolica romana e la Chiesa ortodossa russa. Non si è discusso su nessuna questione politica. L'incontro era di natura  personale tra due vecchi amici».

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Hilarion illustrava poi il rapporto di lunga data, di natura ecumenica, che ha con l'entourage della Santa Sede e con il Papa stesso, incontrato in passato diverse volte. Alla messa conclusiva della sua visita a Budapest, domenica, il Papa aveva chiesto agli ungheresi di pregare per il popolo russo e il “martoriato popolo ucraino”, mettendoli praticamente sullo stesso piano come ha fatto altre volte, visto che le sofferenze e il dolore delle madri che perdono i figli in combattimento va visto con gli occhi della pietà e della misericordia. Inoltre Papa Francesco ha ripetuto – forse per la decima volta, di essere pronto a fare tutto il necessario per facilitare il dialogo, per cercare di riannodare i fili, per ricominciare a sperare. Nelle sue parole faceva menzione ad una “missione diplomatica” e non tanto a un piano di pace, cosa ben diversa e che in situazioni simili è già stata sperimentata dai suoi predecessori.

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In Vaticano spiegano che probabilmente ciò che Francesco sta immaginando è una iniziativa già sperimentata da Giovanni Paolo II per impedire che nel 2003 scoppiasse un conflitto destinato a stravolgere per sempre il volto del Medio Oriente. Wojtyla fece un tentativo in extremis mandando il cardinale Roger Etchegaray a Baghdad a parlare con Saddam e il cardinale Pio Laghi a Washington. La missione di Laghi praticamente fu osteggiata, fu costretto a ore di anticamera inutile. Etchegaray, invece, vide Saddam. L'allora nunzio apostolico a Baghdad, il cardinale Fernando Filoni rammenta che Saddam era “disposto a trattare ma senza umiliazioni, che potevano chiedere e ne avrebbero discusso. Saddam fece così approvare una legge contro le armi di distruzioni di massa in 48 ore, attraverso il Consiglio dei saggi delle tribù e di fatto mise al bando queste armi (che tra l'altro lui non possedeva). Come si vede di iniziative furono fatte, ma l'idea della guerra prevaleva su tutto”. Per Kiev e Mosca forse potrebbero essere incaricati i due massimi esperti di politica estera, il cardinale Parolin e l'arcivescovo Gallagher, oppure ancora monsignor Claudio Gugerotti che conosce bene sia il russo che l'ucraino anche se al momento è ancora tutto in troppo fluido per fare previsioni (anche per il Vaticano).

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Il Segretario di stato, Pietro Parolin, ha detto oggi che «la missione» di pace annunciata dal Papa «si farà» dicendosi «sorpreso» da come hanno reagito ucraini e russi poiché «a suo tempo le parti sono state informate».  Parolin sembra togliere le castagne dal fuoco affermando che «in mezzo ai meandri della burocrazia, può darsi che le comunicazioni non arrivino dove devono arrivare. Però le mie sono solo interpretazioni, io so che sono state informate le due parti». In ogni caso non ha offerto alcun dettaglio: «Il Papa ha detto che ci sarà una missione che sarà annunciata nel momento in cui sarà pubblica e io ripeto le stesse espressioni che lui ha usato. Non entro nei particolari. Il Papa ha parlato in questi termini, lasciamo a lui di dare eventuali e ulteriori informazioni».

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