Papa Francesco va nella grotta del naufragio di San Paolo: «Compassione per i migranti di oggi»

Il Papa sul catamarano che lo porta all'isola di Gozo
di Franca Giansoldati
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Domenica 3 Aprile 2022, 10:58

La Valletta (Malta) - «Aiutaci a riconoscere da lontano i bisogni di quanti lottano tra le onde del mare, sbattuti sulle rocce di una riva sconosciuta». Nel secondo giorno sull'isola di Malta, Papa Francesco prega per chi fugge da guerre e miseria, e lo fa in un luogo altamente simbolico, la Grotta di San Paolo nei pressi della cittadina di Rabat, appena al di fuori dalle mura di Medina. Secondo la tradizione, è il luogo in cui San Paolo nel 60 dopo Cristo fece naufragio a seguito di una terribile tempesta. La nave sulla quale si trovava lo stava portando a Roma perché venisse processato. Con lui c’era anche Luca, l’evangelista, che narra gli eventi negli Atti degli Apostoli. Paolo rimase a Malta tre mesi portando il cristianesimo a Malta. La grotta, negli anni in passato, è stata visitata anche da Giovanni Paolo nel 1990 e da Benedetto XVI nel 2010. 

Papa Francesco pensa a chi emigra costretto dalle circostanze, dalla miseria, dalla paura. «Fa' che la nostra compassione non si esaurisca in parole vane, ma accenda il falo' dell'accoglienza, che fa dimenticare il maltempo, riscalda i cuori e li unisce».

Le sue parole arrivano quasi in parallelo alle notizie dell'ultimo naufragio nel Mediterraneo, in acque internazionali, nel corso del quale, come segnalato ieri da Medici Senza Frontiere, avrebbero perso la vita oltre novanta persone che erano partite dalla Libia. Di questi migranti solo quattro uomini sono sopravvissuti.

Papa Francesco ha tracciato un parallelo tra San Paolo che fu accolto con "rara umanità" a Malta dopo il naufragio, e i migranti che oggi arrivano in Europa. «Dio di misericordia nella tua mirabile provvidenza hai voluto che l'Apostolo Paolo annunciasse il tuo amore agli abitanti di Malta, i quali non ti conoscevano ancora. Egli ha proclamato loro la tua parola e ha guarito le loro infermità». 

E ancora: «Non c’era tempo per le discussioni, per i giudizi, le analisi e i calcoli: era il momento di prestare soccorso; lasciarono le loro occupazioni e così fecero. Accesero un gran fuoco, e li fecero asciugare e riscaldare. Li accolsero con cuore aperto e, insieme con Publio, primo nel governo e nella misericordia, trovarono per loro un alloggio».

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