Una frase che ha ripetuto, per marcare ulteriormente in concetto. Nessuna «efficace soluzione umanitaria» alla crisi migratoria «può ignorare la nostra responsabilità morale, con la dovuta attenzione al bene comune, per accogliere, proteggere, promuovere e integrare coloro che bussano alle nostre porte in cerca di un futuro sicuro». Erano dieci i nuovi ambasciatori — rappresentanti di Grenada, Gambia, Bahamas, Svizzera, Cabo Verde, Islanda, Turkmenistan, Malta, Qatar ed Estonia — che nella Sala Clementina ascoltavano il discorso.
Il Papa ha rammentanto anche il settantesimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, sottolineando «l’inutilità dei conflitti armati» e «la necessità di risolvere le controversie attraverso paziente dialogo e trattativa». Per Francesco, la «pace nel mondo» e lo «sviluppo integrale di ogni individuo e di tutti i popoli» sono due obiettivi «inseparabili». È essenziale, infatti, che «il rispetto per la dignità umana e per i diritti umani ispiri e diriga ogni sforzo nell’affrontare le gravi situazioni di guerra e conflitti armati, di opprimente povertà, discriminazione e disuguaglianza che affliggono il nostro mondo e che negli ultimi anni hanno contribuito alla presente crisi delle migrazioni di massa».
© RIPRODUZIONE RISERVATA