Striscione a San Pietro: «Santità faccia chiarezza sulle famiglie gay». L'autore è un ragazzo cattolicissimo

Striscione a San Pietro: «Santità faccia chiarezza sulle famiglie gay». L'autore è un ragazzo cattolicissimo
di Franca Giansoldati
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Domenica 25 Ottobre 2020, 17:56

Città del Vaticano – «Santo Padre la preghiamo di fare chiarezza sulla questione relativa alle famiglie gay». Un gigantesco striscione lungo dieci metri e alto un metro è stato srotolato ieri pomeriggio a Piazza san Pietro da un gruppo di ragazzi super cattolici provenienti da Vienna. I poliziotti sono immediatamente intervenuti quando hanno visto che veniva esposto il gigantesco striscione ma le fotografie di quel momento hanno iniziato a circolare sul web. 

«All'origine di questo blitz c'è lo sconcerto di tantissimi cattolici per quello che il Papa ha detto nel film-documentario, mi riferisco alla famosa frase reltiva al bisogno di leggi a favore delle famiglie omosessuali.

Come cattolici siamo semplicemente sconcertati, perché sembra che vi sia un cambio di dottrina alla base e vorremmo che venisse fatto chiarezza; questo stato di confusione provoca solo sconcerto». A parlare è l'austriaco Alexander Tschuegel, 26 anni che con un gruppo di amici ha viaggiato in auto tutta la notte, partendo da Vienna fino in Vaticano, proprio per diffondere questo messaggio e farlo arrivare al cuore di Papa Francesco.

«Abbiamo deciso di partire in poche ore. Vedendo tutto il caos che la frase del Papa a favore delle leggi sulle famiglie omosessuali stava provocando non ci siamo persi d'animo e abbiamo deciso di agire. A nostro parere serviva una parola di chiarezza. Tanti vescovi e cardinali in Vaticano non parlano volentieri di questo argomento e stanno zitti perchè hanno timore a mostrarsi critici con il Papa. A mio parere non si tratterebbe di una critica al Santo Padre, bensì una azione trasparente e costruttiva al fine di sollecitare un intervento. La confusione che si sta creando sta arrecando problemi un po' ovunque».

Alexander ribadisce il suo sconcerto anche nel vedere che in Vaticano recentemente è stato ricevuto il gesuita James Martin, un americano diventato punto di riferimento della comunità Lgbt degli Usa ma, nello stesso tempo, non è stato ricevuto da nessuno il cardinale Zen che voleva solo parlare con il pontefice della situazione in Cina.

«Tutto questo crea disorientamento. Ecco perchè chiediamo umilmente una parola di conforto». Alexander non è nuovo a questi insoliti blitz. L'anno scorso, durante il sinodo sulla Amazzonia, era arrivato a Roma per prelevare le statuette Pachamama che erano esposte in una chiesa all'inizio di via della Conciliazione per poi buttarle nel Tevere. «E' stato un atto meditato che ha fatto un po' di trambusto. Serviva a catturare l'attenzione sul fatto che non è consentito mettere degli idoli pagani in una chiesa cattolica. E' pura idolatria e a me viene in mente il primo comandamento, dice di adorare solo Dio e non la Pachamama».

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