Endorsement di Papa Francesco al film che parla di leggi (civili) per le coppie gay

Endorsement di Papa Francesco al film che parla di leggi (civili) per le coppie gay
di Franca Giansoldati
5 Minuti di Lettura
Martedì 25 Maggio 2021, 12:34

Città del Vaticano – Il docu-film che l'anno scorso aveva scatenato un putiferio perché contenente l'endorsement papale a favore di una normativa (civile) a favore delle famiglie omosessuali, è stato proiettato ieri pomeriggio in Vaticano ad un gruppo di senzatetto. Al termine della proiezione il Papa si è presentato a ringraziare gli organizzatori e a distribuire pacchi viveri ai poveri. La proiezione appare di fatto come una sorta di sigillo verso un'opera bersagliata dalle frange più tradizionaliste della Chiesa visto che, in un passaggio, appare un pezzo di una vecchia intervista papale con la famosa frase sulla auspicata regolarizzazione civile delle coppie omosessuali. Parole che risultano in palese contrasto con la dottrina della Chiesa, fino ad ora mai sconfessata. Ad organizzare l'evento di ieri è stata la Fondazione Laudato Si assieme al regista russo Evgeny Afineevsky, il cineasta accusato di avere estrapolato dalla registrazione di una vecchia intervista del Papa a Televisa la frase incriminata e inserita in un altro contesto.

Nel 2019 la tv messicana Televisa aveva realizzato una lunghissima intervista anche se il Vaticano non aveva mai consegnata alla tv messicana l'integrale del registrato.

Quello che era stato affidato alla emittente messicana era stato censurato dalla parte relativa alle coppie gay. Si trattava di tre minuti cruciali nei quali il pontefice, parlando della sua precedente esperienza in Argentina, affermava che occorreva dare una copertura legale alle coppie omosessuali. Successivamente però, non si sa ancora perchè e chi ha voluto l'operazione, quei tre minuti di registrato sono stati consegnati senza alcun problema al regista Afineevsky per il suo docu film sul pontificato di Francesco. 

Da quel momento si è aperto un giallo ancora insoluto: chi avesse censurato la frase sui gay alla televisione messicana e, successivamente, chi avesse poi affidato tutto nelle mani del regista russo. Il giallo in Vaticano permane integro, anche perchè in tutto questo tempo alla stampa internazionale non è mai stata fornita una spiegazione convincente. 


Ecco la frase che aveva scatenato la tempesta: «Quello che dobbiamo fare è una legge sulla convivenza civile, le persone hanno il diritto di essere protette legalmente». Concetti che erano stati esplicitati da Bergoglio quando era cardinale. Tanto era bastato perchè il mondo cattolico tradizionalista accusasse il Papa di generare confusione tra i fedeli. Qualche settimana dopo  l'uscita dal film il Papa, per cercare di chiarire, aveva inviato a tutti i nunzi apostolici una nota perchè chiarissero la posizione della Santa Sede sulle famiglie gay e sulle leggi in discussione in tanti Parlamenti. 

La nota di chiarimento diramata dal segretario di Stato, Pietro Parolin ai nunzi partiva dalla genesi di questo caos spiegando che più di un anno fa, durante un'intervista, Papa Francesco aveva risposto a due domande diverse in due momenti diversi ma che poi, nel film di Afineevski, le frasi «erano state modificate e pubblicate come una sola risposta, senza la dovuta contestualizzazione, il che ha generato confusione». Insomma una manipolazione bella e buona.

Nella prima domanda il Papa aveva fatto un riferimento pastorale sulla necessità che, in seno alla famiglia, il figlio o la figlia con orientamento omosessuale non vengano mai discriminati. A loro si riferiscono le parole: «le persone omosessuali hanno il diritto di stare in famiglia; sono figli di Dio, hanno diritto a una famiglia. Non si può cacciare dalla famiglia nessuno e rendere la vita impossibile per questo». Una posizione contenuta anche nella esortazione apostolica sulla Amoris Laetitia. 

La domanda successiva dell'intervista era invece inerente ad una legge  di dieci anni fa in Argentina sui matrimoni di coppie dello stesso sesso e all'opposizione dell'allora arcivescovo di Buenos Aires al riguardo. A questo proposito Papa Francesco aveva affermato che «è un'incoerenza parlare di matrimonio omosessuale», aggiungendo che, nello stesso contesto, aveva parlato del diritto di queste persone di avere una certa copertura legale: «quello che dobbiamo fare è una legge di convivenza civile; hanno il diritto di essere legalmente coperti. L'ho difeso io».

Una frase che sembra non tenere conto del documento (ancora valido) diffuso sotto il pontificato di Giovanni Paolo in cui si enuncia «che la Chiesa non può portare in nessun modo all'approvazione del comportamento omosessuale oppure al riconoscimento legale delle unioni omosessuali». «Il bene comune esige che le leggi riconoscano, favoriscano e proteggano l'unione matrimoniale come base della famiglia, cellula primaria della società. Riconoscere legalmente le unioni omosessuali oppure equipararle al matrimonio, significherebbe non soltanto approvare un comportamento deviante, con la conseguenza di renderlo un modello nella società attuale, ma anche offuscare valori fondamentali». 

La nota del Vaticano, poi, faceva riferimento anche ad una altra intervista del Papa, stavolta del 2014: «Il matrimonio è tra un uomo e una donna. Gli Stati laici vogliono giustificare le unioni civili per regolamentare diverse situazioni di convivenza, mossi dall'esigenza di regolare aspetti economici tra le persone, come ad esempio garantire l'assistenza sanitaria. Si tratta di patti di convivenza di natura diversa, di cui non saprei dare un cast delle varie forme. È necessario vedere i vari casi e valutarli nella loro varietà».

La nota concludeva: «È quindi evidente che Papa Francesco ha fatto riferimento a determinate disposizioni statali, non certamente alla dottrina della Chiesa, molte volte riaffermata nel corso degli anni». 

Quale sia la reale posizione del Papa in materia non sembra poi così chiara, nè se la linea di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI sia stata nel frattempo stata emendata. Nella nota di spiegazioni inviata ai nunzi  non si fa luce nemmeno alla grande questione del perchè Francesco (che ha visto il film in anteprima) non lo abbia bloccato in tempo evitando di aprire un ulteriore fronte di critiche. Evidentemente il film-documentario non deve essergli dispiaciuto, altrimenti ieri non sarebbe andato alla proiezione per incontrare i barboni e dare loro pacchi viveri.

© RIPRODUZIONE RISERVATA