Papa Francesco e le dimissioni, il pensiero della rinuncia accarezza anche Bergoglio

L’idea di avere due Pontefici emeriti finora non era sembrata praticabile

Papa Francesco pronto alle dimissioni? Il pensiero della rinuncia accarezza anche Bergoglio
di Franca Giansoldati
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Domenica 1 Gennaio 2023, 23:59 - Ultimo aggiornamento: 2 Gennaio, 16:55

La domanda che nella Chiesa prende corpo, con la scomparsa di Joseph Ratzinger, è se Papa Francesco vorrà considerare pure lui l’opzione delle sue dimissioni, naturalmente con tempi e modalità da sperimentare e certamente non nell’immediato, tuttavia con meno ostacoli di quanti non ne presentasse in Vaticano la presenza di un altro Papa Emerito vivente. Tre pontefici contemporaneamente, di cui uno regnante e due pensionati, sarebbero effettivamente stati un po’ troppi persino per l’immaginazione futurista di Nanni Moretti. 

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I RAPPORTI UMANI E LE CORRENTI

Papa Francesco ha avuto con il suo predecessore un rapporto umano davvero caloroso e fraterno, costruito nel tempo con pazienza e alimentato dalle circostanze, alcune delle quali non facili da gestire.

Per esempio la necessità di affrontare le correnti interne contrapposte, una che grosso modo faceva capo a Bergoglio, il Pontefice portatore di un cammino riformista, proveniente dalla «fine del mondo» ed eletto nel conclave seguito alle dimissioni di Ratzinger. E l’altra, la corrente ratzingeriana, che si identificava sempre di più con l’ex Papa andato in pensione nel 2013. Un dualismo divenuto pericoloso e sul quale si erano interrogati a lungo diversi giuristi e collaboratori di Santa Marta, nel tentativo di mitigare gli effetti negativi affiorati evidenti in concomitanza con i sinodi della Famiglia e dell’Amazzonia, dove sono state esibite due spaccature teologiche ben poco fraterne. Agli occhi di molti fedeli non è stato uno spettacolo evangelico assistere a schermaglie tanto dure al punto da indurre Francesco a non concedere nemmeno un’udienza a un gruppo sparuto di cardinali che chiedevano solo un confronto teologico. Qualche tempo fa il cardinale Walter Kasper, teologo tedesco di stampo riformista e principale elettore di Francesco, si interrogava sui tempi e l’efficacia del lavoro svolto da Bergoglio: «Spero solo che il pontificato attuale non sia un incidente ma l’inizio di una nuova epoca e che riusciremo a tenerlo ancora per qualche anno». A suo parere la spinta innovativa che potrebbe modificare la dottrina in fatto di omosessualità, fine vita, aborto, celibato sacerdotale e rappresentatività non sarà conclusa da questo papato ma dipenderà dai suoi successori. «Un tale processo di trasformazione non può essere realizzato da un giorno all’altro, ma richiede tempo e un respiro lungo. Non si può fare in un solo pontificato, ce ne vorranno due o tre». Questo perché il percorso riformista avviato da Bergoglio si presenta accidentato e necessita di tempi lunghi. 

LO SCENARIO

Quanto all’effettiva volontà di Francesco di volersi dimettere tutto resta nelle sue mani. La lettera del resto l’ha già firmata al momento della elezione, consegnandola all’ex Segretario di Stato, Tarcisio Bertone. «Le firmai e gli dissi: “In caso di impedimento per motivi medici o che so, ecco le mie dimissioni. Ce le avete già”». Delle sue dimissioni ne parla spesso senza tabù, come una opzione futura. «La porta è aperta, è una opzione normale, ma fino ad oggi non ho bussato a questa porta, non ho sentito di pensare a questa possibilità. Ma questo non vuol dire che dopodomani non cominci a pensarci, no? Deciderà il Signore. Ma in questo momento sinceramente no». In un’altra occasione, sempre, durante un’intervista, spiegava che se mai dovesse rinunciare non tornerebbe di certo in Argentina: «Sono il vescovo di Roma, in quel caso sarei il vescovo emerito di Roma», aggiungendo che si stabilirebbe al Laterano per ritagliarsi tempo e stare al servizio della gente. Quando? Quando ci sarà un peggioramento irreversibile della salute. Lui stesso ha smentito di avere un cancro. «Tutti pettegolezzi di corte, l’ultima corte europea di monarchia assoluta». Francesco aveva ribadito che un giorno potrebbe seguire l’esempio di Ratzinger: «Dio lo dirà. Per il momento no, davvero. Ma arriverà il momento quando io vedrò che non ce la faccio. Lo farò e questo è il grande esempio di Papa Benedetto, è stata una cosa tanto buona per la Chiesa. È un grande, Benedetto».

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