Città del Vaticano – Dopo Papa Francesco la figura del pontefice è destinata a trasformarsi sotto i colpi di una secolarizzazione ormai galoppante? Quale è il reale stato di salute del papato nel XXI secolo? A queste domande (non facili) ha provato a rispondere, andando alle radici del problema, Francesco Antonio Grana, vaticanista e scrittore, nel suo ultimo libro intitolato «Cosa resta del Papato» (edizioni Terra Santa, 16 euro, 233 pagine). Il punto di partenza di questa indagine è la disamina di un’istituzione che ormai sembra divenuta anacronistica, gravata da retaggi patriarcali e zavorrata ad un mondo in progressivo dissolvimento.
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Grana scorre il passato e riparte dal futuro, immaginando le dinamiche del dopo Bergoglio, rompendo di fatto un tabù.
Il libro
Grana si chiede anche se sia ancora necessario il Papa come guida di un miliardo e 200 milioni di cattolici in tutto il globo. Attualmente è la figura religiosa più importante del cristianesimo, leader spirituale ammirato dai credenti delle altre confessioni e di capi di stato. Ma il suo soft power resterà inalterato nel tempo? La conclusione cui giunge l'autore è che il pontificato di Bergoglio, con tutti i limiti e le problematiche che si trascina, è la dimostrazione che il papato gode di «ottima salute perché è una istituzione che in duemila anni di vita ha saputo riadattarsi ai profondi e radicali mutamenti del tempo. Ciò non toglie che in un futuro non molto lontano un nuovo Concilio e un nuovo pontefice possano ripensare questa antica e insuperata istituzione voluta direttamente da Gesù Cristo».
Nel libro si svelano anche i retroscena in vista del prossimo conclave. «È evidente che le fazioni, quella progressista delusa per le mancate aperture del pontificato di Francesco, quella conservatrice che vuole un ritorno al regno ratzingeriano e quella bergogliana che, invece, vuole proseguire l’opera riformatrice del Papa latinoamericano, si stanno già organizzando per non farsi trovare impreparate nel momento in cui inizierà la Sede Vacante. È chiaro, inoltre, che sarà determinante l’epilogo del pontificato del Pontefice gesuita, ovvero se avverrà per morte o dimissioni, e a quali protagonisti dei rispettivi schieramenti ecclesiali saranno aperte le porte della Cappella Sistina, a motivo ovviamente dell’età che dev’essere, come stabilito, inferiore agli 80 anni».
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