Papa Francesco: pace in Myanmar e nella Chiesa: «Che non diventi divisa come un partito»

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di Franca Giansoldati
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Domenica 16 Maggio 2021, 11:38

Città del Vaticano – Papa Francesco nella basilica vaticana è circondato da religiose e religiosi del Myanmar. La messa che celebra la dedica a questo paese asiatico che ha visitato quattro anni fa e che ora è squassato da una sanguinosa guerra civile dopo il golpe dei militari. All'altare si prega per l'unità, poi il Papa lancia un appello alla concordia interna e, ad un tratto, azzarda un parallelo con le divisioni che stanno lacerando anche la sua Chiesa («non lasciamo entrare nella Chiesa la logica dei partiti»). Un richiamo evidente agli scontri (ormai nemmeno più troppo sotterranei) tra cardinali favorevoli a riforme come l'abolizione del celibato o la benedizione alle coppie gay, e cardinali decisi, invece, a tenere il timone dritto sul magistero tradizionale. Il timore che gli strappi divengano inevitabili è ben percepibile dalle parole gravi che Bergoglio pronuncia.

«Siamo chiamati a custodire l'unità, a prendere sul serio questa accorata supplica di Gesù al Padre: essere una cosa sola, formare una famiglia, avere il coraggio di vivere legami di amicizia, di amore, di fratellanza. Quanto bisogno c'è, soprattutto oggi, di fraternità!» dice nell'omelia della messa.

«So che alcune situazioni politiche e sociali sono più grandi di voi, ma l'impegno per la pace e la fraternità nasce sempre dal basso: ciascuno, nel piccolo, può fare la sua parte. Ciascuno può impegnarsi a essere, nel piccolo, un costruttore di fraternità, a essere seminatore di fraternità, a lavorare per ricostruire ciò che si è spezzato invece che alimentare la violenza»

Papa Francesco aggiunge un richiamo al rispetto per il dialogo, per l'altro, per la custodia del fratello: «non lasciamo entrare nella Chiesa la logica dei partiti, la logica che divide, la logica che ci mette ognuno di noi al centro scartando gli altri: questo distrugge, distrugge la famiglia, distrugge la Chiesa, distrugge la società, distrugge noi stessi».

La divisione viene definita una «malattia mortale sperimentata perfino nella Chiesa». La allusione nemmeno troppo velata è riferita alle lacerazioni esistenti. «Spesso siamo divisi anche in noi stessi; la sperimentiamo nelle famiglie, nelle comunità, tra i popoli, perfino nella Chiesa. Sono tanti i peccati contro l'unità: le invidie, le gelosie, la ricerca di interessi personali invece che del bene di tutti, i giudizi contro gli altri».

«E questi piccoli conflitti che ci sono tra di noi - ammonisce - si riflettono poi nei grandi conflitti, come quello che vive in questi giorni il vostro Paese. Quando gli interessi di parte, la sete di profitto e di potere prendono il sopravvento, scoppiano sempre scontri e divisioni. L'ultima raccomandazione che Gesù fa prima della sua Pasqua è l'unità. Perché la divisione viene dal diavolo che è il divisore».

 

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