Papa Francesco «addolorato» per il peggior massacro in carcere della storia dell'America Latina

Papa Francesco «addolorato» per il peggior massacro in carcere della storia dell'America Latina
di Franca Giansoldati
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Domenica 3 Ottobre 2021, 16:09

Città del Vaticano - «Dio ci aiuti a sanare le piaghe del crimine che schiavizza i più poveri». All'Angelus Papa Francesco ha manifestato il «grande dolore per quanto avvenuto nei giorni scorsi» nel carcere di Guayaquil, nel sud ovest dell'Ecuador, teatro di una orrenda carneficina tra detenuti appartenenti a bande rivali di narcos. Risultato di questa esplosione di violenza - riportata alla normalità dalla polizia - è di di 118 carcerati deceduti durante gli scontri. Si tratta del peggior massacro nella storia carceraria dell'America Latina. Sei di loro sono stati decapitati, e la violenza ha lasciato sul terreno anche 86 feriti, hanno spiegato le autorità giudiziarie ecuadoregne. L'operazione complessa ha coinvolto 900 agendi ti polizia, carri armati e soldati attorno all'istituto penitenziario dove centinaia di familiari aspettavano con ansia notizie.

Papa Francesco «addolorato»

L'intervento di Francesco e l'appello all'Angelus volto a incoraggiare coloro che lavorano nel mondo carcerario per «rendere più umana la vita nelle carceri» è l'ultimo di una lunga serie. Sin dall'inizio del pontificato la condizione carceraria è stata al centro di iniziative, interventi, appelli, discorsi. Più volte ha implorato un miglioramento delle condizioni di vita nelle celle, «affinché sia rispettata pienamente la dignità umana dei detenuti«. Ha anche chiesto reiteratamente che la giustizia penale non sia solo «esclusivamente punitiva, ma aperta alla speranza e alla prospettiva di reinserire il reo nella società». 

Una volta, visitando un carcere, parlando a braccio, Francesco disse che ogni volta che visitava un luogo di pena non poteva non pensare ad una domanda assillante: «perché loro sono qui e non io? Tutti hanno la possibilità di sbagliare».

Durante il giubileo della Misericordia, venne organizzata una funzione a San Pietro, dove volle all'altare alcuni detenuti di Brescia, Busto Arsizio e Palermo, come chierichetti portando i doni durante l'offertorio. 

Aveva poi incoraggiato i detenuti a non perdere mai la speranza, virtù che non può essere soffocata da nessuno. «Il mancato rispetto della legge ha meritato la condanna; e la privazione della libertà è la forma più pesante della pena che si sconta, perché tocca la persona nel suo nucleo più intimo. Eppure, la speranza non può venire meno. Una cosa, infatti, è ciò che meritiamo per il male compiuto; altra cosa, invece, è il 'respirò della speranza».

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