Il cardinale Muller al Papa: «Il cardinale Zen verrà processato dalla Cina, il Vaticano non lo sacrifichi alla ragion di Stato»

il cardinale zen ze-kiun
di Franca Giansoldati
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Giovedì 1 Settembre 2022, 10:26 - Ultimo aggiornamento: 16:36

Città del Vaticano – Sul concistoro appena concluso con quasi tutti i cardinali del mondo – evento che non accadeva dal 2014 - ha pesato come un macigno il silenzio del Vaticano sulle sorti del cardinale emerito di Hong Kong, il cinese Joseph Zen ze-Kiun, assente da Roma perchè agli arresti domiciliari per aver alzato la voce contro Pechino difendendo i diritti umani sia a Hong Kong che in Cina. «Il mese prossimo ci sarà un processo ingiusto. Nessuno ha sollevato la questione gravissima del nostro confratello Zen. Non stato fatto dal Decano, il cardinale Re, né dal Segretario di Stato, Parolin e nemmeno dal Papa. Non c'è stato nessun documento di solidarietà, nessuna iniziativa di preghiera per lui». A parlare in una intervista al Messaggero è il cardinale Gerhard Muller, teologo di fama ed ex prefetto della congregazione della Fede, curatore dell'opera omnia di Joseph Ratzinger.

Pensa che Zen sia stato abbandonato al suo destino perché un personaggio ingombrante, visto che difende i cattolici cinesi appartenenti alla Chiesa clandestina non allineata con il partito comunista oppure c'è altro sotto?

«Io spero che non venga abbandonato.

Il Concistoro straordinario sarebbe stata una opportunità per dichiarare piena solidarietà a Zen da parte di tutti i cardinali del Collegio». 

E invece che è accaduto?

«Nulla di nulla. Ci sono ovviamente ragioni politiche da parte della Santa Sede che impediscono iniziative del genere. Mi riferisco all'accordo per il rinnovo dei vescovi siglato di recente con il governo di Xi. A me spiace dirlo ma non possiamo sottomettere gli interessi della Santa Sede e dello Stato del Vaticano alla dimensione ecclesiale e alla verità».

In che senso?

«Forse la Chiesa dovrebbe essere più libera e meno vincolata a logiche di potere, mondane, di conseguenza più libera di intervenire e, se necessario, di criticare quei politici che finiscono per sopprimere diritti umani. In questo caso mi chiedo perchè non criticare Pechino. Zen è un simbolo ed è stato arrestato con un pretesto, non ha fatto nulla, è un personaggio autorevole, coraggioso e tanto temuto dal governo. Ha oltre 80 anni e lo abbiamo lasciato solo». 

Il Vaticano ha da poco rinnovato l'accordo con la Cina per le nomine episcopali, forse la posta in gioco è un po' alta e forse è meglio usare la diplomazia..

«Se necessario la Chiesa dovrebbe criticare anche i potenti di questo mondo. E poi l'esempio di Pio XII dovrebbe averci insegnato qualcosa, non si può sacrificare sempre la verità». 

Papa Francesco potrebbe farlo?

«Me lo auguro. Dal silenzio di questo concistoro sul caso Zen nutro timori. Un po' come accade per la questione relativa a Putin. E' chiaro che il nome del rappresentante della Federazione Russa non viene pronunciato in pubblico perchè si teme per l'effetto che potrebbe avere sulla minoranza cattolica in Russia. Un prete tedesco che vive in Siberia lo ha spiegato proprio in questi giorni. Putin può espellerli tutti i cattolici da un giorno all'altro o dare loro filo da torcere. La situazione non è facile». 

Meglio allora il silenzio e magari lavorare dietro le quinte, non le pare?

«La verità davanti alle persecuzioni andrebbe sempre evidenziata. Per Zen non è stata fatta nemmeno una proposta per una preghiera collettiva». 

Scusi ma al concistoro c'erano oltre 200 cardinali: non potevano assumere autonomamente l'iniziativa di un documento comune di solidarietà? 

«Non c'è stata occasione, non rientra nella tradizione e forse con questo clima interno nessuno se la sente. Ci sono stati alcuni scambi, quello si, ma solo tra alcuni di noi. Purtroppo non siamo riusciti a fare altro perchè c'erano i tempi legati ai gruppi di lavoro, il tempo a disposizione non era tanto. E forse erano tutti troppo impegnati a tessere le lodi a una costituzione apostolica già in vigore e ormai immodificabile, un testo che non è mai stato sottoposto al vaglio del collegio cardinalizio. Lo dico ironicamente, con una punta di amarezza. E' come se ci trattassero da studenti del primo semestre, come se avessimo bisogno di essere indottrinati ma non voglio fare polemiche».

Torniamo a Zen...

«La paura ad intervenire su un argomento del genere che ha a che fare con i rapporti con la Cina è scontata, a parer mio. La situazione con Pechino è complessa, le informazioni qui arrivano parziali e, purtroppo, non sono tutte buone e trionfali. La Chiesa clandestina attualmente in tante zone è perseguitata e si trova a far fronte a vescovi patriottici più obbedienti allo stato ateo di Pechino che non al Papa. Il silenzio su Zen riscontrato al concistoro non vorrei che fosse indicativo del fatto che questo cardinale anziano venga consacrato, sacrificato sull'altare della ragion di stato, per difendere e portare avanti l'accordo diplomatico con Pechino. Io intravedo questo rischio e provo dolore». 

Potrebbe davvero essere sacrificato?

«A me purtroppo questo dubbio avanza. Del resto non è la prima volta nella storia della Chiesa che sono stati sacrificati cristiani esemplari. A volte il cinismo della politica prevale sulla libertà che ci insegna il Vangelo. Che il vostro parlare sia si si, no no».

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