Retroscena, Papa Francesco aveva chiesto a Xi di incontrarlo in Kazakistan ma il presidente cinese aveva l'agenda piena

Retroscena, Papa Francesco aveva chiesto a Xi di incontrarlo in Kazakistan ma il presidente cinese aveva l'agenda piena
di Franca Giansoldati
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Venerdì 16 Settembre 2022, 19:04 - Ultimo aggiornamento: 18 Settembre, 12:04

Città del Vaticano – «Per capire la Cina bisogna essere pazienti». Papa Francesco ha incassato con grande fair play l'ennesima indisponibilità del leader cinese Xi Jinping di incontrarlo. Anch'egli era presente due giorni fa nella capitale del Kazakhstan per una importante visita di Stato. Il Vaticano attraverso canali diplomatici aveva fatto avere alla controparte cinese la richiesta di un colloquio con Xi, ma Pechino ha risposto a stretto giro che non vi erano le condizioni per via del tempo scarsissimo a disposizione del presidente, il quale aveva condensato a Nursultan, la capitale kazaka una serie di appuntamenti strategici già fissati. A raccontare di come Xi ha respinto garbatamente l'invito è stata una fonte vaticana che ha seguito passo passo ogni momento del viaggio papale in Kazakhstan.

Papa Francesco durante il volo di ritorno, per Roma, ha poi mostrato di aver incassato con filosofia questo rifiuto rispondendo alle domande dei giornalisti (ma senza fare menzione allo scambio avvenuto dietro le quinte).

Ha spiegato che per capire la Cina «ci vuole un secolo e noi non viviamo un secolo». Ha aggiunto che bisogna armarsi di santa pazienza, «tenere a mente il comportamento dei grandi missionari cattolici in Cina: il ritmo cinese fa leva sui progetti ampi e pazienti».

Le parole di Francesco facevano da sfondo ad un complesso terreno di confronto. Prima di partire per il Kazakhstan, quando il Vaticano ha saputo che in quei giorni ci sarebbe stato anche il presidente cinese ha comunicato a Pechino il desiderio di Francesco. La risposta anche se è stata negativa non ha chiuso in futuro le porte del dialogo. Anzi. Xi ha  apprezzato la disponibilità di Francesco.

A breve verrà rinnovato l'accordo sulla nomina dei vescovi, necessaria alla normalizzazione della situazione dei cattolici cinesi, divisi in due Chiese, una che fa riferimento al partito e l'altra considerata clandestina. L'accordo diplomatico raggiunto dovrebbe portare a una progressiva normalizzazione anche se in tante regioni cinesi non mancano i problemi poiché tanti governatori applicano le nuove regole in modo restrittivo, obbligando, per esempio, i cattolici a sostituire le immagini di Cristo con quelle di Mao o di Xi ed esercitando un controllo ossessivo sulla loro vita privata mettendo a repentaglio il diritto alla libertà religiosa. 

Il cardinale Pietro Parolin, nei giorni scorsi, parlando dello scenario in cui si inserisce questa partita diplomatica, ha illustrato che il Vaticano è da tempo pronto a chiudere l'ufficio di Hong Kong se solo le autorità cinesi fossero d'accordo a farlo trasferire a Pechino. Per ora però le risposte su questo punto non sono mai arrivate. 

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