La Cina arresta un vescovo cattolico: i problemi per la Chiesa restano sul tappeto

La Cina arresta un vescovo cattolico: i problemi per la Chiesa restano sul tappeto
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Martedì 13 Novembre 2018, 16:35 - Ultimo aggiornamento: 15 Novembre, 14:30
Città del Vaticano – Dopo diverse chiese chiuse e sigillate, croci distrutte, cupole rase al suolo, le autorità della Cina stavolta hanno arrestato un vescovo cattolico, si tratta di monsignor Pietro Shao Zhumin, di Wenzhou, un prelato da sempre fedele a Roma e anche in passato oggetto di azioni restrittive. Dopo l’accordo fra Cina e Santa Sede in molti avevano sperato che la persecuzione in molte zone del Paese si fosse attenuata ma la notizia diffusa dall’Agenzia Asianews sembra dimostrare il contrario. Padre Bernardo Cervellera, direttore di Asianews scrive: «I cinesi vogliono convincere il vescovo che appartenere all’Associazione patriottica, che vuole costruire una Chiesa indipendente dalla Santa Sede, è un bene per lui, per la Chiesa e per il mondo» aggiungendo che dal punto di dogmatico, «rimane sempre vero quanto scritto da Benedetto XVI nella Lettera ai cattolici cinesi, che lo statuto dell’Associazione Patriottica (la Chiesa riconosciuta dal governo) è inconciliabile con la dottrina cattolica. E varie volte in passato, papa Francesco ha detto che la Lettera di Benedetto XVI è ancora valida».

I vescovi che fanno parte della Associazione Patriottica sono sottoposti ad un controllo costante da parte del partito. «controlli 24 ore su 24; verifica e richiesta di permessi per visite pastorali e per incontrare ospiti; requisizione per settimane e mesi per partecipare a convegni di indottrinamento sulla bontà della politica religiosa di Pechin».
Secondo Asianews si registrano persecuzioni in molte regioni: Hebei, Henan, Zhejiang, Shanxi, Guizhou, Mongolia interna, Xinjiang, Hubei,
 
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