Lo forza dei valori contro l'incertezza, il saggio sulle radici dell'Occidente del teologo Fisichella e Adornato

Lo forza dei valori contro l'incertezza, il saggio sulle radici dell'Occidente del teologo Fisichella e Adornato
di Mario Ajello
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Mercoledì 7 Giugno 2023, 09:46 - Ultimo aggiornamento: 09:47

La storia galoppa, e la mente non può arrancare. La contemporaneità e il futuro mettono in scena e annunciano tanti cambiamenti, e l'uomo non può affrontarli a fari spenti o con i paraocchi, senza farsi illuminare dalla propria ragione e da quei bagliori di lucidità e di speranza che derivano - come sapeva bene Benedetto XVI - dalla nostra tradizione religiosa, dall'incontro tra cultura e fede. E dunque l'invito di Ferdinando Adornato e di monsignor Rino Fisichella - nel loro ottimo libro in uscita per Rubbettino, La libertà che cambia. Dialoghi sul destino dell'Occidente, presentazione a Palazzo Madama giovedì alle 17 con Pier Ferdinando Casini e Marcello Pera, modera Franca Giansoldati - va colto in pieno.

IL TRAGITTO

Perché spinge noi tutti ad essere più consapevoli della nostra storia e delle nostre possibilità e più capaci di illuminare il tragitto in corso, per non perdersi in un mare magnum fatto di rivoluzione tecnologica e trasformazione digitale, di post-verità e di sfide etiche e bioetiche, di possibili derive globali verso le autocrazie e la democratura e di cedimenti al presentismo che abbaglia e al populismo che distorce. Fede e ragione, spiritualità e comunità (intesa anche come comunione): ecco gli strumenti che Adornato e Fisichella giudicano i più adatti per saper vivere con libertà nella modernità. Scrive Adornato: «Se Chiara Ferragni ha preso il posto che era di Norberto Bobbio, qualcosa vorrà pur dire...». Vorrà dire che dobbiamo attrezzarci diversamente, per non farci inghiottire dall'iper-comunicazione la quale non è vero che produce reale connessione ma profondo spaesamento. Quello che Adornato riassume poggiandosi a un pensiero di Ortega y Gasset: «Non sappiamo che cosa ci stia accadendo, ed è precisamente questo ciò che ci sta accadendo». Ecco l'ignoto che sta davanti a noi. E l'incertezza è il nostro spirito del tempo.

Proprio per fronteggiare tutto ciò tanti anni fa - scandalizzando i benpensanti del progressismo ideologico che gridarono all'eresia - Adornato fondò la rivista Liberal che aveva nella necessità del dialogo tra laici e cattolici, fuori da ogni laicismo e da ogni confessionalismo, e lo individuò come chiave per approcciare il "nuovo".

Questo bel dialogo tra lui e Fisichella rientra in quella scia e ne è uno sviluppo. «Quale percorso proporre - si chiede Fisichella - ai popoli in cammino per uscire dalla crisi? A mio modo di vedere, il primo elemento deve essere il recupero del concetto di tradizione. Hans-Georg Gadamer, che certamente è stato uno dei pensatori più attenti a questa problematica, ha esplicitato il tema della tradizione come una condizione sine qua non delle possibilità di progresso e di futuro. Che cosa significa questo oggi per noi? Se è vero che viviamo in una "società liquida", non diventa ancora più urgente recuperare quell'identità che si è dissolta e oscurata? La rottura con il passato genera crisi e causa letture parziali della storia, come quelle proposte dal populismo. Abbiamo invece bisogno dell'impegno a non far venir meno le nostre proprie radici, la nostra identità, la nostra cultura». Non c'è nulla di stantio in questo tipo di discorso, e la bellezza di La libertà che cambia è nella sua estrema disponibilità a liberarsi di ortodossie e parole fatte. È un libro di esplorazione dentro l'uomo e dentro i popoli. Senza mai scadere nella sociologia d'accatto,  nello spiritualismo new age o nella politologia e geopolitica bla bla.

L'INAUDITO

Osserva Adornato: c'è purtroppo voluto Putin «per ricordarci che, a dispetto del nostro barocco irenismo, valori forti e autoritativi circolavano prepotenti per il mondo, e che l'Inaudito poteva tornare ad aggredire le nostre terre. Ecco perché coltivare solo il benessere, senza educare nello stesso tempo lo spirito della libertà, è stata ed è una pia illusione». Si domanda ad esempio Adornato: quanti ragazzi italiani, educati a non credere più in niente, trovandosi nella stessa situazione dei ragazzi ucraini, difenderebbero la loro nazione con analoga forza e determinazione? Se un paese X invadesse l'Italia, quanti accetterebbero di sacrificare la vita per la propria patria? Il Novecento degli orrori, insomma, è ufficialmente tornato a sfidare la nostra vita in una sorta di imprevisto roll-back, aprendo contemporaneamente un inquietante interrogativo: in che misura il consolidamento mondiale del "potere senza libertà" può rischiare di vincere, aggredendo violentemente i nostri valori? La domanda è tanto più legittima in quanto, nella dialettica di civiltà delle nostre democrazie era già visibile un certo diaframma tra benessere e valori. Se è incontestabile l'attrazione che la nostra ricchezza e i nostri stili di vita esercitano in vaste zone del pianeta, ivi comprese Russia, Cina, India e Iran, «è altrettanto indubitabile - ragiona Adornato - che nello stesso tempo l'Occidente faccia sempre più fatica a rivendicare con orgoglio la propria storia di valori». Concordano i due autori: «L'espansione del denaro e dei commerci è l'immagine identitaria di gran lunga prevalente dell'Occidente. Assai più esile si è fatta, invece, la spinta propulsiva dei nostri valori di libertà». Fisichella unisce profondità e prospettiva: «Certo, la libertà è una conquista, ma è innanzitutto un dono che ti viene fatto. Una volta che "scopri" la tua libertà, ne diventi anche responsabile. Ecco, io ritengo che oggi sia venuto meno proprio il concetto di responsabilità. Si è messa in ombra la dimensione dell'impegno personale a favore di una prospettiva individualista che pone al centro della vita sempre e soltanto se stessi. Parliamo di orizzonti, ma essi oggi sono nascosti dal forte narcisismo che domina le nostre società».

IL MONITO

Questo argomento andrebbe affrontato molto seriamente e in La libertà che cambia ci riescono i due autori: l'uomo che si rinchiude sempre più in se stesso, l'individuo che rifiuta sempre di più la dimensione della relazionalità, diventa Narciso. E Narciso, lo dice da teologo Fisichella ben sapendo che il mito contiene in sé una grande forza interpretativa della realtà, si specchia in se stesso e muore. Lo sforzo è guardare avanti, non rinchiudersi o recriminare. E in Joseph Ratzinger - che è quasi un terzo autore aggiunto in questo testo prezioso - c'è lo stimolo all'azione: «Ciò di cui abbiamo soprattutto bisogno in questo momento della storia - diceva Benedetto XVI - sono uomini che, attraverso una fede illuminata e vissuta, rendano Dio credibile in questo mondo». Un monito civile, e guai a distrarsi.

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