Monsignor Galantino chiarisce: «l'Obolo di San Pietro serve al Papa anche per pagare gli stipendi»

Monsignor Galantino chiarisce: «l'Obolo di San Pietro serve al Papa anche per pagare gli stipendi»
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Martedì 2 Febbraio 2021, 12:56

Città del Vaticano - «Dietro indicazioni chiare del Papa, si sta lavorando per razionalizzare l’amministrazione del patrimonio della Santa Sede e per renderla assolutamente trasparente. L’impegno riguarda anche l’Obolo di san Pietro». Monsignor Nunzio Galantino, presidente dell'Apsa in un articolo pubblicato su Vita Pastorale torna sulla vicenda giudiziaria dell'acquisto del palazzo di Londra, spiegando che «va avanti senza alcuna reticenza. Con l’obiettivo di fare chiarezza, non solo sulle responsabilità personali, ma anche su come di fatto è stato e viene utilizzato l’Obolo di San Pietro».

Il prelato spiega anche l'Obolo che viene raccolto ogni anno in tutto il mondo rappresenta una risorsa che viene utilizzata anche per mantenere l'apparato amministrativo e burocratico del Vaticano. «E' una delle entrate che contribuiscono a sostenere il doppio profilo (apostolico e caritativo) del ministero che il Papa svolge attraverso le strutture della Curia romana.

Le spese per il loro funzionamento – compresi gli stipendi per i circa 5 mila dipendenti vaticani – vengono sostenute da offerte, donazioni e ricavi provenienti dal patrimonio della Santa Sede, che non può contare su un sistema interno di tassazione». 

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Tra le offerte, vi sono quelle dell’Obolo «nato per contribuire all’esercizio della carità e alle necessità economiche della Chiesa, il cui bilancio non è comparabile con quello di un’azienda. Si tratta infatti di un “bilancio di missione”. Ogni Dicastero e ogni Ente compie un servizio. E ogni servizio - spiega ancora Galantino  - ha dei costi. Vi sono stati anni nei quali le spese sono state inferiori alle entrate. Si è potuto così creare un fondo di riserva gestito finora dalla Segreteria di Stato. La possibilità di accantonare somme non c’è stata in questi ultimi anni».

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Galantino ammette che maggiore è l'opacità nella gestione finanziaria e minore saranno i contributi da parte dei fedeli. «Alcuni scandali degli anni Ottanta, ad esempio, hanno determinato un calo vistoso delle offerte per l’Obolo di San Pietro. Come, d’altra parte, nel 2013, anno di elezione di Francesco, le offerte hanno raggiunto la somma di 78 milioni a fronte dei 66 dell’anno precedente. Un dato da non trascurare, questo. Ci dice, infatti, che la testimonianza e la credibilità di uomini e donne di Chiesa, non solo facilita l’accoglienza del messaggio evangelico, ma dispone meglio alla generosità. È, d’altra parte, l’esperienza che si fa nelle nostre parrocchie. Una gestione trasparente e corretta delle offerte dei fedeli apre la strada alla generosità. Ma può anche sbarrarla a causa di un uso distorto delle offerte e di comportamenti scandalosi».

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