Pugno duro di Ortega sulla Chiesa in Niracagua, vietate tutte le processioni per la Pasqua

Pugno duro di Ortega sulla Chiesa in Niracagua, vietate tutte le processioni per la Pasqua
di Franca Giansoldati
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Mercoledì 5 Aprile 2023, 17:25 - Ultimo aggiornamento: 7 Aprile, 10:07

L'ultimo ceffone che il dittatore nicaraguense ha assestato a Papa Francesco è il divieto per la Chiesa cattolica a fare le tradizionali processioni del periodo pasquale. Niente Via Crucis, niente veglia, niente messe all'aperto. In Nicaragua quest'anno, per la prima volta, i riti di Pasqua potranno essere fatti solo dentro le chiese e non fuori, previa autorizzazione. Una escalation di ostilità e persecuzioni verso i cattolici che si è intensificata e ha portato all'espulsione del nunzio apostolico e alla rottura delle relazioni diplomatiche con la Santa Sede, senza contare che nel frattempo sono stati minacciati numerosi preti e suore. In questo clima un vescovo molto popolare è finito in manette, Rolando Alvarez, con l'accusa di destabilizzare la nazione solo perchè aveva difeso i più elementari diritti umani.

Al momento il mite vescovo Alvarez è diventato il prigioniero politico più famoso di tutto il continente latinoamericano.

Ortega però va avanti per la sua strada e continua a parlare di vescovi e pastori golpisti che lavorano per sovvertire il sistema, accusandoli di avere presunti legami con gli Usa. 

Nel frattempo l'Onu ha rinnovato il mandato al gruppo di esperti che si occupa dei diritti umani in Nicaragua e che aveva messo nero su bianco le sistematiche violazioni e i crimini contro l'umanità commessi dalla polizia. Per questo il Palazzo di Vetro ha proposto una estensione del mandato per «indagare su altri aspetti, come le catene di comando responsabili all'interno delle istituzioni» che potrebbero coinvolgere anche l'esercito. Il Consiglio per i diritti umani dell'Onu ha poi rivolto «un appello urgente» alle autorità nicaraguensi affinché «cessino immediatamente» gli arresti arbitrari, liberino tutti i prigionieri politici e istituiscano meccanismi per combattere l'impunità. In questi giorni il ministro degli esteri nicaraguense è volato a Mosca per firmare con il Cremlino un accordo di cooperazione sul nucleare.

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Agli inizi di marzo il Papa in un’intervista concessa alla testata argentina “Infobae”, aveva equiparato la situazione dei diritti umani nel Paese centroamericano a quelle delle dittature del XX secolo, ipotizzando per il presidente, Daniel Ortega, una situazione “di squilibrio”. Immediata la reazione di Managua che chiedeva alla Santa Sede la chiusura delle rispettive sedi diplomatiche. «Dinanzi all’informazione che è stata divulgata da fonti apparentemente collegate alla Chiesa Cattolica, il governo di riconciliazione e unità nazionale della nostra Nicaragua è stata avanzata la sospensione delle relazioni diplomatiche». 

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 Francesco - commentando la situazione gravissima esistente nel paese - aveva detto che l’espulsione di centinaia di oppositori, faceva pensare a realtà passate come la “dittatura comunista del 1917 o quella hitleriana del 1935. Con molto rispetto, non mi resta che pensare a uno squilibrio della persona che guida il Paese. Lì abbiamo un vescovo imprigionato. Una persona seria, molto capace, che ha voluto dare una testimonianza e non ha accettato l’esilio”, ha detto Bergoglio parlando di Rolando Alvarez, cui era stato offerto di abbandonare il Paese accettando, il giorno dopo, la condanna a 26 anni di carcere per “cospirazione” contro la patria. “E' una cosa che è fuori da quanto stiamo vivendo. E' come la dittatura comunista del 1917 o quella hitleriana del 1935” aveva detto il Pontefice. 

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