La guerra della messa in latino: vescovo Usa trova il modo di aggirare la legge del Papa e altri lo imitano

La guerra della messa in latino: vescovo Usa trova il modo di aggirare la legge del Papa e altri lo imitano
di Franca Giansoldati
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Lunedì 6 Marzo 2023, 20:31 - Ultimo aggiornamento: 22 Marzo, 09:57

La guerra della messa in latino continua, stavolta a colpi di diritto canonico. Più o meno come quel vecchio proverbio che dice: fatta la legge trovato l'inganno un vescovo americano, esperto canonista, ha inviduato il modo di aggirare nella sua diocesi il divieto papale contenuto nell'ultimo rescriptum varato apposta per spazzare via il latino. Il mese scorso dal Vaticano è stato emanato l'ennesimo giro di vite sul rito celebrato secondo il messale del 1962.

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Il documento autorizzato da Francesco era arrivato come una mannaia, praticamente l'ennesimo stop al cammino fatto in passato da Benedetto XVI per normalizzare l' ingarbugliata situazione tra le varie comunità tradizionaliste che dai tempi del concilio creavano scompiglio.

Il vescovo americano nel testo ha trovato la falla mediante la quale intervenire: il divieto vaticano si concentra, infatti, solo sulle chiese parrocchiali.

IN pratica se i vescovi vogliono far celebrare la messa in latino al momento occorre chiedere un permesso speciale in Vaticano. Naturalmente questa autorizzazione, visto il clima da caccia alle streghe ormai palese, viene dato con il contagocce. Così monsignor Thomas Paprocki, vescovo di Springfield ha tolto lo status parrocchiale alle chiese dove finora continuavano ad essere celebrate le messe in latino. IN questo modo la questione si è risolta da sè. NOn essendo più chiesa parrocchiale non ci sarà più bisogno del permesso vaticano. In pratica tutto resterà come prima. «Ora siamo in conformità con quel decreto».

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Il sito italiano Messainlatino, punto di riferimento delle comunità del rito antico, davanti a questa notizia ha esultato, elogiando il vescovo americano e anticipando che questo escamotage verrà probabilmente adottato in tutte le diocesi del mondo dove sono presenti le comunità tradizionaliste. Il rescriptum autorizzato dal Papa e firmato dal prefetto del dicastero del culto, Roche era stato giudicato dai canonisti una «intollerabile ingerenza in quella che finora è stata sempre competenza esclusiva dei vescovi».

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