L'allarme del Papa per i popoli dell'Africa «Dietro gli aiuti il pericolo della corruzione»

L'allarme del Papa per i popoli dell'Africa «Dietro gli aiuti il pericolo della corruzione»
di Franca Giansoldati
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Sabato 7 Settembre 2019, 07:36
ANTANANARIVO (Madagascar) Papa Francesco sfida le multinazionali che in Africa depauperano l'ambiente, fanno affari d'oro con i governi ma alla gente non arrivano nemmeno le briciole. «E' molto pericoloso che la corruzione sia il prezzo da pagare per gli aiuti esterni». Naturalmente gli aiuti esterni cui fa riferimento Papa Francesco e che spesso mettono in serio pericolo la pace sociale - hanno a che fare con gli appetiti insaziabili dei paesi più industrializzati o in fortissimo sviluppo economico. Cina, Russia, Francia, Germania, India, Stati Uniti.

L'influenza di Pechino in Mozambico, per esempio, si vede nelle colossali opere pubbliche che ha finanziato negli ultimi anni, nel disboscamento intensivo di intere regioni per l'approvigionamento di legname, e persino negli alberghi della capitale dove alloggiano i businessman cinesi è tutto un tripudio di dragoni e bandiere rosse. Nel continente africano, con diverse modalità, operano realtà importanti che mantengono rapporti privilegiati con chi governa per avere le concessioni sulle risorse naturali. Chi ne beneficia, però, è solo una piccolissima percentuale di notabili locali. Il discorso lapidario pronunciato da Francesco prima di lasciare il Mozambico davanti a 60 mila persone in visibilio allo stadio di Maputo, ha avuto il potere di precederlo in Madagascar, la seconda tappa papale del tour africano. Anche lì la situazione è praticamente la stessa. Che le influenze straniere siano deleterie per gli equilibri interni non è una novità, visto che i malgasci, esattamente come i mozambicani non si avvantaggiano dei tesori del sottosuolo, considerando la povertà endemica, l'analfabetismo nelle zone rurali, le malattie - dall'aids alla malaria e l'aspettativa di vita molto bassa. Dover vivere con meno di due dollari al giorno rende tutto fragile.

Il Papa ha parlato in portoghese per arrivare a tutti e quell'omelia è sembrata essere diretta anche altrove. I mali in Africa sembrano in fondo gli stessi e si riproducono come in un effetto domino. La lezione di Francesco vale a Maputo tanto quanto ad Antananarivo.
«Il Mozambico possiede un territorio pieno di ricchezze naturali e culturali, ma paradossalmente con un'enorme quantità di popolazione al di sotto del livello di povertà. E a volte sembra che coloro che si avvicinano con il presunto desiderio di aiutare, abbiano altri interessi. Ed è triste quando ciò accade tra fratelli della stessa terra, che si lasciano corrompere; è molto pericoloso accettare che questa corruzione sia il prezzo che dobbiamo pagare per gli aiuti esterni».

In Madagascar, la quarta isola più grande del mondo, Papa Francesco è stato accolto dal giovanissimo presidente Rajoelina. Dice di essere impegnato a combattere la corruzione ma persino la campagna elettorale che ha portato alla sua elezione (con il 55% dei voti al secondo turno), nel dicembre del 2018, ha pesato l'ombra dell'ingerenza russa. E' stata la Bbc, alcuni mesi fa, a parlare per prima dello zampino del Cremlino che avrebbe agito sull'isola attraverso emissari per fare arrivare denaro a diversi politici e influire sulla campagna. Cinque mesi dopo la Francia che ha legami storici con il Madagascar - è passata alla controffensiva pur di mantenere una influenza stabile in zona, decidendo di restituire entro l'anno prossimo le piccole isole vicine, malgrado i giacimenti di idrocarburi che contengono.

Un dono utile a costruire una unione economica francofona. Nell'agenda di Papa Francesco trovano spazio temi a lui cari legati alla povertà, ai diritti umani e allo sviluppo della gente e ai cambiamenti climatici.

Da tempo in Madagascar alcune associazioni ambientaliste hanno creato zone protette per fare interrompere la pesca per alcuni mesi, visto che l'utilizzo delle riserve ittiche oltre i limiti della sostenibilità affama i pescatori locali, naturalmente poverissimi. Mentre ingrassano i grandi importatori di gamberetti: Francia, Giappone, Stati Uniti.
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