Il nazionalismo fa da sfondo e le Chiese si scoprono divise, il patriarcato di Mosca "benedice" i soldati

Il nazionalismo fa da sfondo e le Chiese si scoprono divise, il patriarcato di Mosca "benedice" i soldati
di Franca Giansoldati
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Venerdì 25 Febbraio 2022, 11:55

Fratelli coltelli. Mai come in queste circostanze tragiche affiorano le divisioni tra cristiani. Il nazionalismo fa da sfondo e ha la meglio sul crocefisso. La Chiesa ortodossa russa, tradizionalmente legata a doppio filo al Cremlino, se da un lato «invita le parti a fare tutto il possibile per evitare vittime civili», come ha affermato il Patriarca Kirill in un messaggio diffuso ai fedeli ortodossi nel mondo, chiedendo al contempo di dare tutta la assistenza possibile alle vittime e ai rifugiati, dall'altra si schiera e benedice l'azione e il ruolo dei soldati russi. Solo qualche giorno fa, prima dell'invasione in Ucraina, il Patriarca ha presenziato ad una importante cerimonia assieme al generale Selezenev e ad altri ufficiali della guardia d'onore per la Giornata del difensore della patria. Il discorso che ha pronunciato – evocando evidenti e gravi minacce al confine russo - non lascia spazio a dubbi sull'atteggiamento ultra nazionalista del Patriarcato di Mosca.

«Purtroppo, ci sono minacce anche adesso - tutti conoscono ciò che sta accadendo ai confini della nostra patria – ha detto Kirill - Per questo non credo che ci possa essere alcun dubbio nella mente dei nostri militari che hanno scelto una strada molto giusta nella loro vita».

E ancora.«I soldati, ai quali mi rivolgo ora, difendono la Patria con la forza fisica, con la forza delle armi, o almeno si preparano a difendere il loro paese in questo modo in un momento difficile della storia (…) Affinché le persone possano difendere il loro paese con le armi in mano, devono amare la loro patria, e l'amore, come la forza più grande, si nutre nel cuore dell'uomo». 

Le divisioni nel mondo cristiano sono evidenti. Basta mettere a confronto le posizioni di Kiril con il comunicato diffuso dall'arcivescovo maggiore ucraino (greco-cattolico), Sviatoslav Shevchuk. Dopo aver superato il primo giorno di guerra, riparandosi dalle bombe sotto il rifugio della chiesa di Kiev, il prelato ha voluto manifestare gratitudine «a tutti coloro che oggi si organizzeranno in autonomia e sosterranno il nostro Stato ucraino, gli sforzi delle nostre autorità, gli sforzi di tutti quelli che oggi difendono la nostra libertà e l’indipendenza».

Parole assai esplicite che includono ovviamente anche i soldati ucraini che stanno combattendo e i civili che si stanno organizzando. «In questo momento tragico tutte le nostre speranze sono in Dio. In questo momento tragico il destino dell’Ucraina dipende dalla nostra capacita di auto-organizzarсi e di agire responsabilmente di persona, assumendoсi la responsabilità per il futuro della nostra nazione».

Anche il Patriarca Bartolomeo di Costantinopoli - da sempre inviso al Patriarca di Mosca e sostenitore di un recente scisma nella Chiesa ucraina ortodossa - ha preso posizione e si è schierato nettamente con gli ucraini. Ha parlato di un atto di palese violazione di qualsiasi nozione di legittimità internazionale, sostenendo il popolo ucraino che sta lottando per l'integrità del suo territorio e per la libertà. 

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