Coronavirus, preghiera interreligiosa mondiale ma in Pakistan gli aiuti non vanno ai cristiani

Coronavirus, preghiera interreligiosa mondiale ma in Pakistan gli aiuti non vanno ai cristiani
di Franca Giansoldati
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Mercoledì 13 Maggio 2020, 13:38

Città del Vaticano - Mentre il mondo islamico si prepara alla giornata mondiale di preghiera, digiuno e opere di carità per liberare il pianeta dal coronavirus secondo le intenzioni dell’Alto Comitato per la fratellanza umana composto da capi religiosi che si ispirano al Documento sulla fratellanza umana, firmato da papa Francesco e dal grande imam di al-Azhar l'anno scorso negli Emirati Arabi, dal Pakistan arriva una denuncia pesantissima. Ong e leader musulmani in Pakistan rifiutano aiuti di emergenza contro il Coronavirus ai cristiani e alle altre minoranze religiose, nonostante questi ultimi siano fra quelli più gravemente colpiti dalla pandemia. 

Cecil Shane Chaudhry, Direttore Esecutivo della Commissione Nazionale Giustizia e Pace, organizzazione cattolica per i diritti umani, ha fatto arrivare alla fondazione di Aiuto alla Chiesa che Soffre gli annunci di organizzazioni religiose e moschee rivolti ai cristiani affinché non si presentino per chiedere cibo e altri aiuti di emergenza. 

Chaudhry racconta in particolare il caso dei cristiani di un villaggio nei pressi di Lahore sulla Raiwind Road, ai quali sono stati negati aiuti alimentari, e quello di 100 famiglie cristiane escluse della distribuzione di cibo nel villaggio di Sandha Kalan, nel Punjab, distretto di Kasur.

Chaudhry cita resoconti relativi a staff incaricati di distribuire sul territorio aiuti di emergenza, i quali rifiutano di fornire aiuto ai non musulmani poiché le donazioni sono frutto della zakat, l’elemosina rituale prevista dalla sharia, la legge islamica.

Secondo Chaudhry i cristiani e gli appartenenti ad altre minoranze religiose hanno particolare bisogno di aiuto perché molti di loro svolgono i lavori meno pagati, con retribuzioni giornaliere che li obbligano a vivere sulla soglia della povertà, oppure sono dipendenti da un lavoro che va scomparendo a causa del lockdown. Le donne appartenenti alle minoranze sono ovviamente fra le persone più vulnerabili. 

«Il virus non conosce confini, ognuno è a rischio, indipendentemente dalla religione. Come si può ritenere giusto negare cibo e altri aiuti di emergenza ai cristiani e alle altre minoranze considerando in particolare che loro sono fra quelli attualmente più sofferenti?», si chiede il Direttore di Giustizia e Pace. Chaudhry cita un imam di una moschea di Model Town, un quartiere di Lahore, il quale nel corso di un sermone ha affermato: «Domattina ci sarà una distribuzione di cibo per persone bisognose, ma solo per musulmani».

Secondo gli ultimi rapporti in Pakistan ci sono 32.819 casi confermati, nonostante Chaudhry ritenga che molti altri non siano refertati.  «Nonostante si lavori a dei programmi, per adesso non siamo a conoscenza di alcuna iniziativa che includa i membri di minoranze religiose per garantire che i loro bisogni non siano ignorati», conclude Chaudhry. 


 

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