Papa, oggi in Iraq sono ripresi gli attentati: gli 007 confermano i rischi durante il suo viaggio

Papa, oggi in Iraq sono ripresi gli attentati: gli 007 confermano i rischi durante il suo viaggio
di Franca Giansoldati
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Martedì 9 Marzo 2021, 17:41

Città del Vaticano – All'indomani dello storico viaggio del Papa in Iraq la situazione instabile nel Paese è di nuovo al centro dell'attenzione: proprio oggi un attentato ha causato l'uccisione di una donna e il ferimento di trenta persone in una zona a nord di Bagdad. I media iracheni spiegano che l'esplosione avrebbe colpito il percorso utilizzato dai pellegrini sciiti per visitare il santuario del settimo imam, Musa al-Kadhim, il cui anniversario del martirio cade proprio il 9 marzo.

Il primo ministro ha visitato la scena dell'esplosione mentre venivano arrestati tre presunti affiliati di una cellula terroristica.

Che alla vigilia del viaggio papale vi fossero forti timori di possibili incidenti anche durante la visita del Papa era una ipotesi che faceva tremare tutti gli apparati di sicurezza iracheni e internazionali. Tanto al Washington Post una autorevole fonte militare aveva confessato di avere provato un «grande sollievo» vedendo domenica mattina il pontefice mentre saliva sull'areo per tornare a Roma con tutto il seguito, al termine di tre giorni pieni di impegni, cerimonie, appuntamenti, visite in diversi luoghi dell'Iraq. 

E proprio oggi cominciano ad uscire indiscrezioni sulla sicurezza e sull'alto rischio che gravava sulla missione papale. Secondo fonti di intelligence internazionale l'Isis avrebbe avuto in animo di condurre un attacco nella provincia di Ninive, nel nord dell'Iraq, allo scopo di destabilizzare il clima, proprio in occasione della visita di Francesco. L'indiscrezione è stata raccolta dalla agenzia Adnkronos. Terroristi islamici avrebbero ipotizzate attacchi anche contro un ponte recentemente ristrutturato a Mosul, usando un pick up Nissan Navara di colore bianco, in arrivo da Sahaji, sempre nella provincia di Ninive. 

Ovviamente niente di tutto ciò è avvenuto, e non si sa se per l'intervento degli apparati di sicurezza, per il massiccio impiego di strumenti e uomini oppure perché la soffiata non si è rivelata precisa. Il rischio ovviamente ha suggerito alle "antenne" irachene e occidentali deputate ai controlli del viaggio pontificio ad innalzare il livello di protezione e a verificare ogni informazione. 

Anche una seconda segnalazione avrebbe messo in fibrillazione le strutture dei servizi segreti occidentali dislocate in Iraq. In particolare quella riguardante un probabile attentato "Vbied" (ordigno esplosivo improvvisato su veicolo) che l'Isis avrebbe progettato nel distretto di Hamdaniyah: avrebbe dovuto essere utilizzata una cisterna d'acqua di colore cachi guidata da un kamikaze indicato con nome e cognome, residente nella provincia di Anbar, nel nord del Paese. Gli uomini dell'Isis - sempre secondo le annotazioni degli 007 - per questo blitz terroristico avrebbero indossato uniformi militari. Anche in questo caso controlli mirati e riscontri sul campo avrebbero dato esito negativo. 

Secondo altre fonti di intelligence, i terroristi avrebbero pensato a colpire nei giorni scorsi l'aeroporto internazionale di Baghdad e l'ambasciata americana nella capitale irachena, montando lanciarazzi su due pickup, di cui probabilmente uno di colore bianco.

Altre informazioni ai servizi occidentali erano arrivate anche su una donna non identificata, che ai primi di marzo avrebbe potuto recarsi a Erbil, nel Kurdistan iracheno, con indosso cinture esplosive per condurre attacchi «in un momento futuro non specificato». In ultimo, soffiate circa possibili attentati vicino la chiesa di Qaraqosh. Le indiscrezioni sulla sicurezza anticipate dalla Adnkronos non menzionano mai direttamente, in nessun caso, che l'obiettivo diretto fosse il Papa. 

Il secondo paese che il Papa potrebbe visitare quest'anno è il Libano. Lo ha detto lui stesso ai giornalisti parlando dei suoi impegni futuri. E proprio in Libano proprio oggi sono arrivati segnali positivi - quasi  una sorta di via libera - dal gruppo politico e militare Hezbollah che, a proposito dell'incontro tra Francesco e l'Ayatollah Al Sistani avvenuto a Najaf sabato mattina, ha espresso sostegno alla posizione del pontefice che ha riconosciuto la necessita' di «affrontare l'agonia, l'ingiustizia, l'oppressione, la poverta', le persecuzioni religiose e intellettuali persecuzioni, guerre e atti di violenza, assedio e sfollamento subiti da molte persone in vari paesi, in particolare i palestinesi nei territori occupati», come si legge sull'agenzia di stampa AhlulBayt.

In una dichiarazione, Hezbollah ha affermato che l'Iraq ha sofferto negli ultimi due decenni a causa di numerosi guai e guerre intraprese «dall'occupazione statunitense e dal gruppo terroristico wahhabita Isis: due facce della stessa medaglia contro l'Iraq con il suo popolo, l'unita' nazionale e componenti sociali, religiose e nazionali».

Nel comunicato diffuso dall'agenzia araba, il gruppo libanese ha sottolineato anche «l'importante ruolo delle autorita' religiose e spirituali di tutto il mondo nell'affrontare l'aggressione e l'occupazione, denunciare il terrorismo e consacrare i valori dell'armonia e della pacifica convivenza, sostenendo il diritto dei popoli alla resistenza e alla legittima difesa contro l'occupazione e le loro aspirazioni di liberta' e giustizia»

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