Papa Francesco: «Da mio nonno che ha fatto il Piave nel 15-18 ho capito l'odio e la rabbia della guerra»

Papa Francesco: «Da mio nonno che ha fatto il Piave nel 15-18 ho capito l'odio e la rabbia della guerra»
di Franca Giansoldati
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Mercoledì 23 Marzo 2022, 09:52

Città del Vaticano – Papa Bergoglio ha imparato a definire tutto l'odio e la rabbia che può scatenare una guerra attraverso i racconti che da piccolo gli faceva il nonno, soldato al fronte tra il 1915 e il 1918, nella Grande Guerra. Il conflitto in Ucraina anche nella udienza di stamattina in Vaticano è rimasto drammaticamente sullo sfondo mentre ai fedeli il pontefice confessava tutto il dolore che si prova davanti a tanta devastazione. 

«L'odio e la rabbia alla guerra l'ho imparata dal mio nonno che aveva fatto il Piave.

E' lui che mi ha trasmesso questa rabbia perché mi raccontò la sofferenza della guerra e questo si impara non nei libri ma così: trasmettendolo dai nonni ai nipot». Anche alcuni anni fa, durante una altra udienza, Francesco si era ricordato della campagna sul Piave fatta dal nonno, Giovanni Carlo Bergoglio, arruolatosi prima nel 1904 e ancora nel 1915, quando prese parte alle battaglie compresa la spaventosa battaglia sul fiume Piave.

«Le storie della vita vanno trasformate in testimonianza, e la testimonianza dev'essere leale. Non e' certo leale l'ideologia che piega la storia ai propri schemi; non e' leale la propaganda, che adatta la storia alla promozione del proprio gruppo; non e' leale fare della storia un tribunale in cui si condanna tutto il passato e si scoraggia ogni futuro. Essere leali e' raccontare la storia come e' e per questo e' molto importante ascoltare i vecchi» ha rimarcato il pontefice proseguendo le catechesi sugli anziani. 

Papa Francesco ieri ha avuto un colloquio telefonico con Zelensky, il presidente dell'Ucraina, che ancora una volta lo ha invitato a fare tappa a Kyev, esattamente come hanno di recente fatto altri capi di Stato. Un invito importante che anche stavolta è stato accantonato poiché non ci sarebbero le condizioni diplomatiche e di sicurezza. Sicuramente Ucraina e Russia prima dovrebbero arrivare ad un cessate il fuoco e solo allora il Papa potrebbe prendere in considerazione l'idea di un viaggio del genere. Anche se non sarebbe comunque la prima volta che il Papa affronta una trasferta del genere in condizioni di sicurezza precarie: era già accaduto nel 2015 quando ha voluto aprire la Porta Santa, per il Giubileo della Misericordia in Centrafrica, a Bangui, dove da anni infuriava una spaventosa guerra civile a sfondo religioso, per il controllo delle risorse naturali.

«Apprezziamo tantissimo il ruolo della Santa Sede, le parole del Papa sull'Ucraina. Noi faremo il possibile per organizzare la visita di Papa Francesco a Kiev ma non tutto dipende da noi, bisogna organizzare la sicurezza, noi faremo il possibile» ha detto l'ambasciatore ucraino in Italia Yaroslav Melnyk intervistato da Sky Tg24, aggiungendo che prima bisognerebbe raggiungere un cessate il fuoco per poter garantire la sicurezza del pontefice.

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