Ucraina, 81 leader religiosi chiedono pace nel mondo ma nel testo finale (firmato anche dal Papa) sparisce ogni menzione

Ucraina, 81 leader religiosi chiedono pace nel mondo ma nel testo finale (firmato anche dal Papa) sparisce ogni menzione
di Franca Giansoldati
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Giovedì 15 Settembre 2022, 11:50 - Ultimo aggiornamento: 17 Settembre, 10:03

Nursultan (Kazakhstan) – Evocano la pace nel mondo, condannano la guerra ma poi gli 81 leader religiosi, tra i più importanti al mondo, dopo due giorni di scambi e conciliaboli non riescono a siglare che un testo di compromesso, a ribasso, nel quale non appare mai, nemmeno una volta, una menzione sul conflitto in Ucraina. Non solo. La dichiarazione finale del Congresso delle religioni organizzata dal governo del Kazakhistan, a Nursultan, e destinata a tutti i governi e da distribuire all'Onu, alla fine è stata firmata solo dalla maggioranza dei leader. Non ha avuto l'unanimità.

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Su diversi i punti i leader si sono trovati in disaccordo già in partenza a cominciare dal nodo ucraino: i diritti dei popoli alla autodeterminazione, la questione di genere, le discriminazioni degli omosessuali e persino il tema della violenza femminile quale frutto di una radice culturale di stampo patriarcale hanno fatto discutere. Sulla questione femminile, del resto, bastava solo dare una occhiata alla grande sala in cui erano ospitati i leader religiosi: su 81 membri (tra cui il Papa, rabbini di Israele, musulmani sciiti e sunniti, delegazioni ortodossi, buddisti, scintoisti) c'erano solo sei donne. Una minoranza ben poco rappresentativa a riprova che il mondo religioso è ancora saldamente nelle mani maschili. 

IL TESTO

Di conseguenza il punto numero 23 del testo parla di un generico sostegno alla protezione della donna e dei suoi diritti, con il miglioramento del «suo status sociale come membri della famiglia e della società». Su questa visione è stato molto più incisivo Papa Francesco nel suo discorso: «Alle donne - ha detto - vanno anche affidati ruoli e responsabilità maggiori. Quante scelte di morte sarebbero evitate se proprio le donne fossero al centro delle decisioni! Impegniamoci perché siano più rispettate, riconosciute e coinvolte».

L'ultimo giorno in Kazakhstan, prima di firmare la dichiarazione finale e ripartire per Roma, Papa Francesco lo ha dedicato alla minuscola minoranza cattolica del paese, sopravvissuta agli anni bui della persecuzione comunista. E' in quel contesto che ha raccontato ai presenti un sogno: quello di voler contribuire a seminare un germoglio di pace in un orizzonte internazionale davvero incandescente e pericoloso. «Ci sono troppi odi e divisioni, troppa mancanza di dialogo e comprensione dell’altro: questo, nel mondo globalizzato, è ancora più pericoloso e scandaloso. Non possiamo andare avanti collegati e separati, connessi e lacerati da troppe disuguaglianze. Grazie, dunque, per gli sforzi tesi alla pace e all’unità». 

LE CONDANNE

Nel testo comune si condannano in diversi punti l'estremismo, il radicalismo, il terrorismo, si chiede ai governi di incidere nelle differenze economiche per diminuire il divario tra ricchi e poveri, ma poi non si menziona assolutamente al mercato delle armi che è in crescita, nè alla corsa agli armamenti anche se sul mondo si sta allungando nuovamente il fantasma di un conflitto nucleare. «Invogliamo i leader mondiali ad abbandonare ogni retorica aggressiva e distruttiva che porta alla destabilizzazione del mondo e a cessare il conflitto e lo spargimento di sangue in tutti gli angoli del nostro mondo”. E ancora. “Incitiamo i leader religiosi e le figure politiche di spicco di diverse parti del mondo a sviluppare instancabilmente il dialogo in nome dell'amicizia, della solidarietà e della coesistenza pacifica».

Papa Francesco però - col suo solito ottimismo . commenta fiducioso che occorre guardare al domani e fare affidamento ai giovani. «Sono loro che, più di altri, invocano la pace e il rispetto per la casa comune del creato. Invece, le logiche di dominio e di sfruttamento, l’accaparramento delle risorse, i nazionalismi, le guerre e le zone di influenza disegnano un mondo vecchio, che i giovani rifiutano, un mondo chiuso ai loro sogni e alle loro speranze». A suo parere aver formulato l'appello ai leader mondiali ad arrestare ovunque conflitti e spargimenti di sangue, e ad abbandonare retoriche aggressive e distruttive è già un risultato. «In nome di Dio e per il bene dell’umanità: impegnatevi per la pace, non per gli armamenti! Solo servendo la pace il vostro nome rimarrà grande nella storia». 

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