La mamma della Guardia Svizzera accusata di omicidio: «È il momento della verità, il Vaticano parli»

La signora Muguette Baudat nel 1998 con la fotografia di suo figlio Cedric Tornat
di Franca Giansoldati
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 30 Novembre 2022, 16:49

Città del Vaticano - «Chiedo al Papa di intervenire e dare l'assenso per far aprire il caso di mio figlio. Sarebbe, a distanza di 24 anni, un atto di giustizia per stabilire la verità, togliendo quel tappo di segretezza che ha finora avvolto la misteriosa vicenda della morte di mio figlio Cedric». Muguette Baudat è tornata a Roma dopo tanti anni. Nonostante i capelli imbiancati non è cambiata molto da quando avvenne il duplice omicidio suicidio in Vaticano di cui suo figlio Cedric, un soldato della Guardia Svizzera, fu accusato. All'epoca teneva conferenze stampa nella sede della stampa estera implorando la Santa Sede di potere accedere agli atti, al corpo di di suo figlio, alla magistratura. La battagliera Muguette non ha mai creduto che suo figlio avesse potuto fare del male al suo comandante, Alois Estermann e alla moglie Gladys Romero.

Fu il crimine più efferato avvenuto all'interno delle Mura Leonine nel maggio 1998: nell'appartamento degli Estermann furono trovati tre cadaveri, quello del comandante, della moglie e del giovane Cedric. Secondo la ricostruzione fatta dai gendarmi e diffusa dal Vaticano a tambur battente il caso era talmente chiaro da essere chiuso in sole 24 ore. Il movente di quel gesto, secondo le autorità, andava ricercato nel risentimento accumulato dal ragazzo nei confronti del comandante per non essere ammesso ad una onorificenza prima del congedo e del suo ritorno in Svizzera.

Un riconoscimento molto ambito che in genere facilitava le ex guardie svizzere a trovare lavoro. 

«Hanno insinuato persino che mio figlio avesse una relazione omosessuale, ma la tesi non stava in piedi, visto che ha sempre avuto fidanzate. E anche l'ultima sua ragazza, Valeria, lo ha testimoniato. Hanno detto che non mi potevano fare vedere il suo corpo perchè dopo 24 ore era già in stato di decomposizione. Mi fu detto proprio così. Una assurdità. Mi fu detto che aveva una cisti nel cranio che poteva essere la causa del raptus: a distanza di tanto tempo forse è venuto il momento di raccontare cosa accadde quel giorno in Vaticano» ha detto Muguette alla presentazione del libro inchiesta «Sangue in Vaticano» scritto dalla avvocatessa Laura Sgrò, in base alla documentazione che ha potuto avere dal Vaticano. 

Daniel Anrig, scomparso in Svizzera l'ex capo delle guardie del Papa: nel 2014 fu congedato «per modi bruschi»

La mamma di Cedric, con le lacrime agli occhi, ringrazia coloro che hanno reso possibile questa finestra di speranza. Ora ha intenzione di rivolgersi alle Nazioni Unite, a Ginevra. «In questi anni nessun pontefice mi ha mai risposto. All'epoca chiesi alla Segreteria di Stato se avessero avvertito e informato il Papa ma mi liquidarono dicendo che il pontefice non si poteva disturbare per cose simili. Ad ogni cambiamento di Papa ho sempre scritto in Vaticano senza ovviamente ottenere nulla». 

Nove mesi dopo, nel febbraio 1999, il Vaticano pubblicò una sintesi di 10 pagine della indagine interna che confermava la valutazione iniziale. L'inchiesta concludeva che Cedric Tornay era l'unico responsabile dell'omicidio-suicidio, e aggiungeva che l'uso di marijuana e una cisti cerebrale delle dimensioni di un uovo di piccione avevano compromesso la sua capacità di ragionamento portandolo al raptus. Una versione che la signora Muguette continua con forza a negare: «mio figlio non aveva patologie». Lo ha persino stabilito l'esame fatto in Svizzera successivamente.

Che ci siano cose che non tornano in questa frettolosa chiusura di indagini lo dice anche Laura Sgro che lamenta la mancanza di esami, di fotografie, di documenti. 

L'avvocatessa che dà filo da torcere al Vaticano per risolvere il misterioso omicidio nella Guardia Svizzera

L'anno scorso, il segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin è intervenuto personalmente chiedendo al tribunale vaticano di prestare "particolare attenzione" alla richiesta di Baudat e dare a Sgro l'accesso al fascicolo giudiziario. Non le è stato permesso di fare copie, ma ha potuto visionare la documentazione solo in tribunale, con due gendarmi alle sue spalle che la controllavano in ogni momento. Le è stato permesso di prendere alcuni appunti, ma non troppi, poiché le è stato esplicitamente impedito di copiare il testo. Ha dovuto consegnare i suoi appunti all'ufficio del procuratore dopo ogni sessione di visione, che si è svolta nel corso di un anno. E ciò che ha scoperto leggendo il fascicolo del tribunale, ha detto martedì, «ha confermato tutti i dubbi che la madre aveva su un'indagine condotta in modo assolutamente superficiale». 

Muguette guarda avanti con fiducia: «Per me la verità è sacra e ho il diritto di averla. La verità da anni ce l'ho ben chiara in testa e nel cuore». 



© RIPRODUZIONE RISERVATA