Il patto tra Papa Francesco e Carlo Petrini, l'inventore di Slow Food per salvare il pianeta

Il patto tra Papa Francesco e Carlo Petrini, l'inventore di Slow Food per salvare il pianeta
di Franca Giansoldati
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Martedì 8 Settembre 2020, 14:21 - Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 01:53

La globalizzazione non deve essere intesa come omologazione. «Bisogna aprire gli orizzonti e lasciare che la cultura di ogni popolo si esprima e ci sia un rapporto tra le culture». I populismi, invece, «aggrappano il popolo sotto una idea – per esempio seminano la paura dei migranti – tanto che alcuni discorsi di certi leader politici vanno davvero nella direzione di un populismo pericoloso». Ad un mese esatto dall'uscita della nuova enciclica dedicata alla fratellanza universale Papa Francesco firma un libro di dialoghi con Carlo Petrini, inventore del concetto di Slow Food, intitolato TerraFutura (Giunti editore) e presentato stamattina alla Radio Vaticana da padre Antonio Spadaro, dal vescovo di Rieti, Domenico Pompili e da Carlo Petrini. Quest'ultimo ha raccontato la genesi della sua amicizia con il Papa iniziata poco dopo la sua elezione a Papa e proseguita fino alla condivisione della Laudato Sì e alla sua partecipazione al sinodo sulla Amazzonia come uditore esterno. Una esperienza che lo ha toccato (anche se ha detto che rimane agnostico) e che sarebbe utile da proporre ai partiti politici di oggi, poco dialoganti e ingessati in schemi prestabiliti. «Il grande esercizio di svolta della politica planetaria resta il dialogo». Ingrediente che però spesso viene a mancare. 

Nel libro arriva alla genesi della Laudato Sì, l'enciclica verde che ha compiuto cinque anni ma che – lamenta Petrini – non è ancora pienamente assimilata e diffusa. In una conversazione datata 30 maggio 2018, a tre anni dalla pubblicazione dell’enciclica, Francesco ricorda come quel testo sia il frutto del lavoro di tante persone, scienziati, teologi e filosofi, che lo hanno «aiutato molto a fare chiarezza», e che con il loro materiale ha lavorato «alla composizione finale del testo».

Alcuni giorni fa, parlando invece con un gruppo di ambientalisti francesi ricevuti in Vaticano, Francesco ha ammesso che fino a qualche decennio fa non sapeva quasi nulla dei temi ecologici. E' stata la conferenza di Aparecida, in Brasile, nel 2007 ad illuminarlo e da allora non ha mai smesso di interessarsi. 

Francesco nel libro si apre alle domande di Carlo Petini. Afferma di avere capito la centralità della Laudato Sì e «la sua importanza per i temi che toccava», a fine novembre del 2014, incontrando all’arrivo a Strasburgo, per la sua visita al Parlamento europeo, l’allora ministra dell’ambiente francese Ségòlene Royal che manifestava «molto interesse» per il testo, di cui si conosceva solo il riferimento «ai temi della casa comune e della giustizia sociale». «E’ importantissimo», disse la ministra al pontefice, predicendo che sarebbe stato di grande impatto, lo aspettiamo in molti.

Fino ad allora, confessa Papa Francesco a Petrini, «non sapevo che avrebbe fatto tanto scalpore. Lì mi sono reso conto che l’attesa cresceva e che ci si aspettava una voce forte in questa direzione. Poi è andata bene: dopo la sua uscita, ho visto che la maggioranza della gente, di quelli che hanno a cuore il bene dell’umanità, l’ha letta e apprezzata, la utilizza, la commenta, la cita. Penso sia stata quasi universalmente accettata». 

Padre Antonio Spadaro ha ammesso che la ricezione della Laudato Sì nella Chiesa e fuori dalla Chiesa è stata sottoposta ad alti e bassi. Sicuramente è stata accolta con una certa ostilità da parte di certi ambienti legati ad interessi economici. Immaginiamo l'industria del petrolio, oppure l'impatto che questo testo ha vuto relativamente al tema delle migrazioni.

Le conversazioni che sono al centro del libro si concludono con un pensiero rivolto agli agnostici. «L'importnte - dice il Papa - è la coerenza con se stessi. Se uno è coerente non c'è problema. I farisei erano incorerenti»


 

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