Città del Vaticano – Imparare a tacere, ad ascoltare il suono del silenzio, a lasciare in un angolo, anche solo per un po', i telefonini, i social, le chat. Imparare pure a non sparlare del prossimo. Chi calunnia, ha detto Francesco riprendendo il Vangelo, è parificato ad un omicida. Il richiamo fatto alla vigilia di Natale, durante l'udienza del mercoledì, riprende per sommi capi il grande filone della sua predicazione per fare riflettere sul peso delle parole dette. La maldicenza, il chiacchiericcio, il gossip possono diventare armi improprie e distruggere la credibilità delle persone. Ne sa qualcosa il pontefice che ultimamente, tornando dal viaggio in Grecia, ha spiegato il motivo che lo ha portato a silurare l'arcivescovo di Parigi, Michel Aupetit, finito al centro di un micidiale gossip su sue presunte love story con una religiosa. «Gli hanno tolto la fama (la reputazione nrd) e non poteva più governare». Anche Francesco ha ceduto al chiacchiericcio e così lo ha dovuto sacrificare «sull'altare della ipocrisia».
Stamattina il tema è affiorato nella catechesi del mercoledì. «Cari fratelli e sorelle, impariamo da San Giuseppe a coltivare spazi di silenzio, in cui possa emergere un’altra Parola: quella dello Spirito Santo che abita in noi.
Sul silenzio, pratica fondamentale in tutte le religioni per la meditazione e l'ascesi, Francesco ha preso spunto dagli scritti di Sant'Agostino. «Nella misura in cui cresce in noi la Parola, il Verbo fatto uomo, diminuiscono le parole». E poi a braccio si è rammaricato di tante parole pronunciate al vento, a sproposito, anche solo per spirito di emulazione, un po' come i pappagalli.
«Il pappagallismo, il parlare come pappagalli» dovrebbe «diminuire un po'». La figura di riferimento per i cristiani resta quella di Giuseppe che coltivava quello spazio di interiorita' e dava allo Spirito la possibilità di agire.
«Non dico di cadere in un mutismo. Tante volte stiamo facendo un lavoro e quando abbiamo finito cerchiamo il telefonino, stiamo sempre cosi' - ha detto mimando il gesto di chi cerca qualcosa sul cellulare - Questo non aiuta. E noi - ha concluso - abbiamo ricordo di quella canzone, 'parole, parole, parole', e niente di sostanziale». Non è la prima volta che il Papa ripesca dal repertorio la famosissima canzone di Mina, Parole parole parole.