Papa Francesco visita la prima parrocchia romana dopo il Covid: «con atteggiamenti presuntuosi andrete all'inferno»

Papa Francesco visita la prima parrocchia romana dopo il Covid: «con atteggiamenti presuntuosi andrete all'inferno»
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Venerdì 17 Marzo 2023, 16:14 - Ultimo aggiornamento: 19:23

E' uscito da Santa Marta per andare a visitare la prima parrocchia romana dopo la pandemia del Covid. Davanti ad una chiesa gremita Papa Francesco ha chiesto ai fedeli di evitare atteggiamenti «presuntuosi», tipici di coloro che che si sentono sempre a posto e ripetono giudicando gli altri: «Io vado in chiesa, vado a messa, io sono sposato, sposata nella chiesa, questi sono dei divorziati peccatori». Un comportamento del genere porta dritto all'inferno. «Il tuo cuore è così? Andrai all'inferno, eh». Molto meglio «avvicinarsi a Dio e dire: io sono il primo dei peccatori».

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Al confine tra il quartiere Prati e il Trionfale, in questa chiesa moderna Bergoglio è andato per confessare come un semplice parroco e per rinnovare la decima edizione di "24 ore per il Signore", una iniziativa quaresimale di preghiera che si celebra nelle diocesi di tutto il mondo, in preparazione alla Pasqua di Risurrezione.

Ad accompagnarlo in questo piccolo viaggio c'era monsignor Rino Fisichella.Tra  i parroci della parrocchia al Trionfale c'era anche il cardinale Angelo Becciu : una volta la settimana va proprio lì a confessare i fedeli. 

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«Fratelli, sorelle, ricordiamoci questo: il Signore viene a noi quando prendiamo le distanze dal nostro io presuntuoso.

Egli può accorciare le distanze con noi quando con onestà, senza infingimenti, gli portiamo la nostra fragilità. Ci tende la mano per rialzarci quando sappiamo “toccare il fondo” e ci rimettiamo a Lui nella sincerità del cuore. Così è Dio: ci aspetta in fondo, perché in Gesù Lui ha voluto “andare in fondo”, occupare l’ultimo posto, facendosi servo di tutti. Ci aspetta in fondo, perché non ha paura di scendere fin dentro gli abissi che ci abitano, di toccare le ferite della nostra carne, di accogliere la nostra povertà, i fallimenti della vita, gli errori che per debolezza o negligenza commettiamo. Dio ci aspetta lì, ci aspetta specialmente nel sacramento della Confessione». 

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Francesco distingue tra il fariseo e il pubblicano, due figure prese per predicare contro l’ipocrisia delle apparenze. «Quando ci confessiamo, ci mettiamo in fondo, come il pubblicano, per riconoscere anche noi la distanza che ci separa tra ciò che Dio ha sognato per la nostra vita e ciò che realmente siamo ogni giorno. E, in quel momento, il Signore si fa vicino, accorcia le distanze e ci rimette in piedi; in quel momento, mentre ci riconosciamo spogli, Lui ci riveste con l’abito della festa». 

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