Legge Zan, boccone amaro per la Chiesa; Avvenire chiede: i preti potranno ancora parlare di uomo e donna?

Legge Zan, boccone amaro per la Chiesa; Avvenire chiede: i preti potranno ancora parlare di uomo e donna?
di Franca Giansoldati
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Giovedì 5 Novembre 2020, 12:09

Il primo via libera della Camera alla legge Zan è davvero un boccone amaro per i cattolici. Non tanto per il giusto impegno contro l'omofobia che deve essere contrastata sempre, quanto per la «matrice ideologica» che sottende questo testo, tanto da fare dire ad Avvenire: «è una legge potenzialmente dannosa». Il giornale dei vescovi, in un editoriale, elenca otto motivi per dire No a questo testo. Tanto per cominciare l'introduzione in tutte le scuole di iniziative anti-omofobe implicherebbe «far entrare nei percorsi scolastici» contenuti che fanno credere che la realtà maschile e femminile sia solo una finzione «oggetto di infinite identità. Tutto questo in una età in cui si fa formando la percezione di se in relazione a cio che li circonda».

Il giornale della Cei aggiunge che «lascia senza parole la pretesa di riscrivere la natura umana per legge».

Insomma, per Avvenire si tratta di fissazioni ideologiche che pongono diversi quesiti, anche di tipo normativo.  Per esempio: «sarà ancora lecito per un sacerdote esprimere nella predicazione concetti che potrebbero essere tacciati di omofobia? E la femminista che contesta il concetto di identità di genere potrebbe anora farlo pubblicamente?» I cattolici a più riprese hanno lanciato messaggi sul fatto che la legge Zan andava emendatea e che il tema non era di certo una emergenza nazionale, piuttosto brutto fenomeno deprecabile probabilmente sovrastimato. 

Molto critici anche le comunità Giovanni XXIII. «Nelle nostre case accogliamo persone omosessuali e transessuali, favorendo la loro integrazione attraverso il dialogo e l'incontro delle diversità. L'orientamento sessuale non è motivo di discriminazione per noi. Al contrario riteniamo controproducente ai fini della stessa integrazione una legge che, basandosi sulla difesa delle persone con orientamento omosessuale, attacca la libertà di espressione e di educazione».

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