Emanuela Orlandi, quella lettera ai parenti mai consegnata al Vaticano: «Ma la fonte è anonima»

Emanuela Orlandi, quella lettera ai parenti mai consegnata al Vaticano: «Ma la fonte è anonima»
di Franca Giansoldati
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Venerdì 12 Luglio 2019, 08:50

Un altro clamoroso buco nell'acqua. Quando ieri mattina gli operai hanno sollevato la pesante pietra marmorea dal sepolcro sormontato da un angelo e, successivamente, anche la massiccia copertura della tomba accanto, mostrando ai presenti che all'interno non vi erano i resti supposti della povera Emanuela Orlandi, alle autorità vaticane è parso subito chiaro che qualcuno si era divertito a prendere di nuovo in giro la famiglia della povera ragazzina scomparsa 36 anni fa.

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L'AUTORIZZAZIONE
L'autorizzazione ad aprire i due sepolcri era stata disposta dal Tribunale Vaticano a seguito di un esposto presentato dalla famiglia Orlandi. Il fratello Pietro aveva ricevuto una lettera anonima da lui ritenuta assolutamente attendibile, secondo la quale dentro la tomba dell'angelo, nell'antichissimo cimitero teutonico, c'era la possibilità di ritrovare finalmente i resti di Emanuela. La Segreteria di Stato aveva accolto l'istanza della famiglia con una certa cautela anche perché ai magistrati vaticani, in tutti questi mesi, non è mai stata data la possibilità di prendere visione della lettera e dell'immagine acclusa, al fine di svolgere le indagini di prassi per verificare l'attendibilità della fonte. Pietro Orlandi si è sempre rifiutato categoricamente di consegnare sia ai magistrati che in Segreteria di Stato la lettera. Ne ha però parlato a lungo in diverse interviste rilasciate in questi mesi, sottolineandone la consistenza. Sia lui che l'avvocato Laura Sgrò assicuravano che la fonte era indubbiamente degna di fede, così come le indicazioni circostanziate che forniva sulla possibile tumulazione di Emanuela all'interno del piccolo Stato pontificio. Quando il cardinale Pietro Parolin ha dato il via libera all'apertura delle tombe, superando molte perplessità per l'incomprensibile resistenza della famiglia Orlandi a non mostrare a nessuno le missive, Pietro ha commentato: «Finalmente un segnale concreto dal Vaticano. Sicuramente è un atto molto forte, coraggioso del Segretario di Stato che ringrazio pubblicamente perché ci vuole coraggio a mettersi finalmente in discussione e pensare che davvero Emanuela possa essere sepolta in casa loro». Adesso suscita sconcerto e persino un certo dispiacere nel vedere che per l'ennesima volta il dolore della signora Maria Orlandi - straziante e terribile - si è rinnovato e amplificato davanti a notizie palesemente false che potevano essere verificate prima. Esattamente come quando erano stati ritrovati dei resti umani nella sede della nunziatura, senza tenere conto che Villa Giorgina è stata edificata su un cimitero di epoca romana.
 

 


LA CONFRATERNITA
Quanto al fatto che non siano stati ritrovati nelle tombe i resti delle due principesse tedesche (sepolte oltre due secoli fa) non desta alcuna sorpresa. Sembra che siano state rimosse almeno un secolo fa, cosa che verrà resa nota attraverso i documenti di archivio conservati dalla Confraternita tedesca che gestisce da oltre almeno sei secoli il piccolo cimitero teutonico, un camposanto quasi fiabesco cinto da alte mura, a ridosso della basilica di San Pietro e dell'Aula Nervi.
 

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