Se Dio è madre e padre che pronome va usato? La scrittura inclusiva scuote le Chiese cristiane

L'eterno quesito che si pensava fosse stato neutralizzato da Giovanni Paolo I quando disse che è sia madre che padre, ha ripreso a circolare tanto nella Chiesa cattolica, quanto in quella protestante

opere di Moroder
di Franca Giansoldati
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Lunedì 20 Marzo 2023, 19:17 - Ultimo aggiornamento: 21 Marzo, 11:20

Dio è maschio o femmina? L'eterno quesito che si pensava fosse stato neutralizzato da Giovanni Paolo I quando disse che è sia madre che padre, ha ripreso a circolare tanto nella Chiesa cattolica, quanto in quella protestante. Se alcuni circoli in Germania impegnati nella riforma ecclesiale in atto sperano di poter vedere Dio scritto con l'asterisco, in virtù dello spirito inclusivo del Creatore che comprende sia maschile che femminile, in Gran Bretagna, all'interno della Chiesa protestante la discussione avanza a vele spiegate . Da tempo c'è chi vorrebbe estendere a tutte le sacre scritture questo orizzonte, introducendo i pronomi per definire la natura di Dio, proprio come già accade in molti ambiti della vita civile, nel lavoro, a scuola. "Io sono il Signore". "Io sono... l'Onnipotente". "Io sono l'Alfa e l'Omega". La Chiesa d'Inghilterra riflette se sia meglio chiamarlo con il pronome Lui/lui o se si possa usare anche lei/lui, o nessuno dei due, o al contrario tutti questi termini. 

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I dibattiti sui pronomi stanno rasentando livelli surreali nelle discussioni teologiche.

Naturalmente la maggior parte dei tradizionalisti desidera mantenere lo status quo, quindi il Lui, mentre altri premono che venga sviluppata una liturgia aggiuntiva che permetta loro di parlare di Dio in modo non generico. 

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E' dal 2014 che tra i protestanti si discute di questo ed è immaginabile che la vicenda non si concluderà a breve, andando avanti ancora parecchio. Nel frattempo continuano ad essere sfornati lavori e approfondimenti. 

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Sul fronte cattolico i frati domenicani hanno recentemente sintetizzato la questione ricordando che l’immagine della madre e della donna è utilizzata dall’Antico Testamento anche per descrivere l’azione di Dio. Il compito di asciugare le lacrime era tipicamente femminile, della mamma verso il bambino. Sant'Agostino arriva a parlare di Dio come una chioccia che «delicatamente con le sue ali copre i suoi pulcini e mentre pigolano li richiama con la sua voce».

Nei vangeli, la maternità di Dio, è mostrata con l’uso di un verbo che indica la commozione, la misericordia di Dio, e che indicava lo sconvolgimento delle viscere di fronte ad un’emozione grande, e che era tipicamente usato per le donne. «Col tempo è prevalsa un’immagine di tipo sacerdotale, spiccatamente maschile, poiché era una società guidata dai maschi. In Dio vi sono i due aspetti della paternità e della maternità. Il Padre desidera che il figlio sia come sè, e in questo è da stimolo. La madre è colei che accetta il figlio così com’è. I due aspetti in Dio sono in perfetto equilibrio».

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