Città del Vaticano – «Dio+ offre la possibilità di dare ai giovani in particolare, un accesso diverso a Dio». La versione inclusiva del Creatore - da sempre raffigurato con sembianze maschili e non femminili - è ormai al centro di un ampio dibattito nella Chiesa. In Germania ancora una volta è una organizzazione giovanile cattolica a battersi perchè questa parola in futuro si scriva con il segno più, in modo da prendere in considerazione una varietà di immagini di Dio.
L'ortografia "Dio+" ha detto mercoledì al sito web katholisch.de la responsabile nazionale della Giovane Comunità Cattolica (KjG), Julia Niedermayer, è necessaria.
Naturalmente chi vuole può continuare a immaginare Dio con una lunga barba folta, ma resta il fatto che Dio è «molto di più». Julia ha pochi dubbi a proposito e da tempo è a capo di un movimento giovanile molto forte e deciso a svecchiare un po' l'istituzione cattolica, a renderla meno distante dalla gente e, soprattutto, a fare in modo che persino il Creatore possa essere più familiare possibile a chiunque e non ingabbiato in immagini stereotipate. Da qui la necessità di modificare l'ortografia.
Al momento, non è ancora chiaro, come debba essere pronunciato il termine Dio+. C'è per esempio chi si interroga se dopo la parola Dio sia necessario fare una pausa e dopo un congruo periodo pronunciare anche il più, calcando sulla seconda parola. Oppure se legare le due parole senza alcuno spazio. Di fatto in Germania tra i giovani cattolici, secondo quanto riportato dalla agenzia dei vescovi KNA, Dio + è già attivo e utilizzato ampiamente. L'associazione Giovani Studenti Cattolici già scrive Dio seguito dalla cosiddetta stella di genere, aggiungendo l'asterisco per indicare che si riferisce a tutti i generi.
Il quesito di sottofondo si trascina insoluto da sempre: Dio è donna o uomo? La natura del Creatore sembra essere destinata a restare un mistero sebbene sullo sfondo si faccia strada la moda dilagante, ispirata al politically correct, di mettere un asterisco di genere o il + dopo il nome, in modo da opacizzare le desinenze maschili e femminili. Una piccola rivoluzione concettuale sostenuta dai giovani cattolici tedeschi, sicuramente tra i più accesi sostenitori della riforma della Chiesa in chiave egalitaria, democratica, progressista e, ovviamente, rispettosa del gender.
Di fronte a questa mossa la conferenza episcopale tedesca nonostante le spaccature al suo interno tra progressisti e tradizionalisti si è immediatamente ricompattata per riportare un po' d'ordine. E così l'idea di scrivere Dio* o Dio + al momento è stata respinta in un amen.
Ad avere aperto pubblicamente il fronte sulla natura di Dio è stato un Papa, Albino Luciani, il pontefice che regnò solo 33 giorni dopo essere stroncato da un attacco cardiaco nel 1978. Durante un angelus, quell'anno, disse: «Noi siamo oggetto da parte di Dio di un amore intramontabile è papà, più ancora è madre». Ruppe così il tabù definendo Dio anche madre.
Un altro Papa, trent'anni dopo, Benedetto XVI, invece, volle correggere un po' il tiro e da teologo - nel primo volume del suo Gesù di Nazareth - sulla maternità di Dio scrisse: «Madre non è un titolo di Dio, non è un appellativo con cui rivolgersi a Dio. Noi preghiamo così come Gesù, sullo sfondo della Sacra Scrittura, ci ha insegnato a pregare, non come ci viene in mente o come ci piace. Solo così preghiamo nel modo giusto». In un altro passaggio Benedetto XVI affermava: «Se nel linguaggio plasmato a partire dalla corporeità dell'uomo l'amore della madre appare inscritto nell'immagine di Dio, è tuttavia anche vero che Dio non viene mai qualificato né invocato come madre, sia nell'Antico che nel Nuovo Testamento. Madre nella Bibbia è un'immagine ma non un titolo di Dio».