La Stella d'Italia a monsignor Fisichella, la lectio sulla postmodernità: «Guai a rompere con le tradizioni»

La Stella d'Italia a monsignor Fisichella, la lectio sulla postmodernità: «Guai a rompere con le tradizioni»
di Franca Giansoldati
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Martedì 14 Dicembre 2021, 16:19 - Ultimo aggiornamento: 21:03

Città del Vaticano – Il Presidente della Repubblica ha conferito l'onorificenza di Commendatore dell’Ordine della Stella d’Italia a monsignor Rino Fisichella per «l’assoluta rilevanza del profilo culturale e accademico, uno dei più insigni teologi riconosciuti a livello internazionale». Con quasi trenta libri teologici tradotti in tutto il mondo, centinaia di lectio tenute negli atenei europei, articoli, saggi, interventi, l'arcivescovo che guida il pontificio consiglio per la nuova l'Evangelizzazione - ieri sera, nella sede dall'ambasciata d'Italia presso la Santa Sede - ha ricevuto il prestigioso riconoscimento dalle mani dell'ambasciatore Pietro Sebastiani che, prima dell'atto formale, ha dato lettura del curriculum del prelato. La carriera accademica di Fisichella è iniziata alla Gregoriana dove aveva la cattedra di teologia fondamentale, prima di essere stato chiamato da Papa Wojtyla a ricoprire l'incarico di magnifico rettore alla Lateranense.

Per molti anni cappellano alla Camera dei Deputati ha seguito il dibattito culturale di importanti progetti legislativi. Nel 2005 ha ricevuto la medaglia d’oro per la cultura dal Presidente della Repubblica Ciampi. Sempre Giovanni Paolo II lo ha fatto vescovo ausiliare di Roma e, Papa Ratzinger, successivamente, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione. Da quel dicastero ha coordinato il Giubileo Straordinario della Misericordia (2015-2016) e Papa Francesco lo ha incaricato dell’organizzazione del Giubileo dell’Anno Santo del 2025. 

Tra le motivazioni del conferimento dell’onorificenza,  si ricordano «il ruolo ricoperto nel turismo religioso, settore chiave per la valorizzazione del patrimonio culturale italiano, e la sua riconosciuta e apprezzata presenza in diversi ambiti della vita culturale italiana».

Prima di ricevere il premio Fisichella ha duettato di filosofia con il rettore della Libera Università Maria SS.

Assunta (Lumsa), Francesco Bonini, sul tema: “La cultura contemporanea tra problemi e prospettive”.

Fisichella ha affrontato di petto uno scenario culturale di transizione, quasi liquido, dove l'umanità è alle prese con un orizzonte che non si può ancora definire post-modernità . «Ci troviamo davanti a una cultura nuova, di cui in fondo sappiamo pochissimo. Possiamo intravedere che sta emergendo la potenziale rottura con il passato. Mi riferisco – ha spiegato – alla cultura digitale e alle categorie spazio e tempo che si vanno quasi a disintegrare. Ce ne possiamo accorgere ogni giorno osservando la velocità con la quale le notizie si diffondono, si moltiplicano e diventano globali. Questo processo induce a comprendere sia le istanze che i limiti di questa trasformazione. Una trasformazione direttamente collegata con la tradizione».

Il discorso di Fisichella, ampio e articolato, si è poi spostato sul bisogno di fare memoria, secondo il concetto di sant'Agostino, legato alla concezione del tempo che scorre. Fare memoria implica di conseguenza la trasmissione del patrimonio culturale alle nuove generazioni. Tuttavia è in queste nuove dinamiche frammentate proprio quello che potrebbe venire meno. «Il concetto di tradizione è il fuoco che mantiene viva la cultura, guai a fermarla». I guai che Fisichella vede all'orizzonte sono piuttosto chiari. La mancanza di tradizione, o il suo venir meno, significa togliere le radici alla identità collettiva, indebolirle, farle seccare. «Questo porta con se una nota di effimero». E sarebbe un disastro per il futuro. 

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