Covid, i contatti dei vescovi col Viminale: stop alle messe, pronti se necessario

Covid, i contatti dei vescovi col Viminale: stop alle messe, pronti se necessario
di Franca Giansoldati
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Sabato 10 Ottobre 2020, 22:22 - Ultimo aggiornamento: 11 Ottobre, 19:56

CITTÀ DEL VATICANO L’onda dei contagi che avanza minacciosa senza risparmiare nessuno è il peggiore degli incubi anche per parroci, vescovi e cardinali, e non solo per ristoratori o gestori di bar. La ventilata ipotesi di dover di nuovo chiudere oratori e parrocchie o di introdurre ulteriori limitazioni all’accesso dei fedeli alle celebrazioni liturgiche – compreso matrimoni, battesimi, cresime, funerali – rappresenta lo scenario peggiore.

RESPONSABILITÀ
L’attesa del Dpcm è altissima persino ai piani alti della Cei.

L’unico commento che filtra riguarda il segretario dei vescovi, Stefano Russo: «E’ in costante contatto con il governo e con il Comitato Scientifico per seguire con attenzione l’evoluzione della pandemia». Tradotto significa che tutto in via di elaborazione ma è chiaro che i vescovi potrebbero essere chiamati a far fronte ad eventuali misure restrittive, magari anche solo per evitare capannelli fuori dalle chiese. 

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Se dovessero aumentare ancora i contagi riportando la situazione nazionale alla primavera scorsa, ecco che la Cei non mancherà di rispondere responsabilmente a tutela dell’interesse nazionale e del bene comune. La preoccupazione tuttavia resta palpabile tenendo conto degli effetti collaterali del Covid sulla disaffezione dei fedeli. Il fatto è che il post lockdown, già nei mesi successivi alla ripresa delle celebrazioni religiose, ha evidenziato un calo dei fedeli un po’ ovunque, in Italia come all’estero. Alcune settimane fa il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione dei Vescovi ne ha parlato apertamente. «Il lungo digiuno eucaristico dovuto al lockdown ha fatto perdere l’abitudine della messa domenicale» ha detto via streaming a un convegno organizzato dagli episcopati europei. L’impossibilità di andare a messa ha segnato le abitudini e ora recuperare è difficile. Dello stesso avviso Corrado Sanguineti, vescovo di Pavia. «Dobbiamo riconoscere che è cresciuta la disaffezione alla messa, gesto fondamentale della fede, e rischiamo d’essere un popolo sempre più disperso». E’ evidente che un altro lockdown sarebbe una ulteriore batosta. 

MASCHERINE
La curva in salita del Covid resta fonte di allarme anche in Vaticano. Ieri si è avuto il primo effetto dell’escalation dei contagi con l’annullamento improvviso di una udienza ai soci della Confartigianato nell’Aula Paolo VI. La modifica è stata comunicata con una lettera in cui si legge che la decisione di far saltare l’appuntamento è stata «sofferta, sia perché sarebbe stata una grande festa per tutti, ma ancora di più perché il motivo e’ chiaramente legato alla tragedia della pandemia, che proprio in queste settimane sta vivendo una nuova crescita e proprio in questi giorni il Governo ha in corso l’emanazione di ulteriori provvedimenti restrittivi». 
Nei giorni scorsi si è visto che nonostante i controlli da parte del personale vaticano, alle udienze papali è impossibile far mantenere ai fedeli le distanze sociali. Una volta che il Papa si avvicina alle transenne o si sposta in Aula la gente si accalca spontaneamente per riprenderlo con il telefonino e per cercare di vederlo da vicino. Con il risultato disastroso di mucchi di persone appiccicate e noncuranti dei pericoli per i contagi. Francesco sembra però non dare troppo peso ai rischi della pandemia visto che continua a non usare la mascherina e, soprattutto, continua a dare la mano a chiunque incontri senza rispettare la regole di sicurezza. Nei giorni scorsi però ha diramato un ordine interno per rendere obbligatorie le mascherine ai dipendenti durante gli spostamenti. 

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