Ministro Economia del Vaticano: «Abbiamo davanti anni difficili ma non siamo in default»

Ministro Economia del Vaticano: «Abbiamo davanti anni difficili ma non siamo in default»
di Franca Giansoldati
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Mercoledì 13 Maggio 2020, 14:13

Città del Vaticano - «Se non ci saranno ricavi straordinari è evidente che ci sarà un aumento del deficit». Da pochi mesi Prefetto della Segreteria per l’Economia,  padre Juan Antonio Guerrero Alves conferma i dati poco incoraggianti dei conti del Vaticano, anticipati dal Messaggero la scorsa settimana.



Il gesuita economo 'prestato' dalla Compagnia di Gesù al Papa per ricoprire il ruolo che un tempo era stato del cardinale George Pell esclude il default, anche se ovviamente la crisi non fa dormire a nessuno sonni tranquilli. «Abbiamo sicuramente davanti anni difficili. La Chiesa compie la sua missione con l’aiuto delle offerte dei fedeli. E non sappiamo quanto la gente potrà donare. Proprio per questo dobbiamo essere sobri, rigorosi. Dobbiamo amministrare con la passione e la diligenza del buon padre di famiglia». 

Afferma anche che tra il 2016 e il 2020 sia le entrate che le uscite sono state costanti. Le entrate intorno ai 270 milioni. Le spese in media intorno a 320 milioni, a seconda dell’anno. 

Con la pandemia, però, tutte le principali attività legate al turismo (come i musei per esempio) sono state chiuse. «Un contributo importante è quello del Governatorato e dipende in larga (ma non esclusiva) misura dai Musei oggi chiusi e nella restante parte dell’anno in probabile difficoltà per la ripresa che sarà lenta. Se guardo solo ai numeri e alle percentuali, potrei dire che le uscite si distribuiscono più o meno così: 45% personale, 45% spese generali e di amministrazione e 7,5% donazioni».

Il Vaticano da anni non pubblica più i bilanci, in assenza totale di trasparenza, ma il nuovo Prefetto dell'Economia assicura che è un suo obiettivo farlo. 

Il deficit (la differenza fra entrate e uscite) negli ultimi anni ha oscillato fra 60 e 70 milioni. «Sulla sola base di questi numeri qualcuno potrebbe pensare che il deficit è un buco che deriva da cattiva amministrazione. O che finanzia una burocrazia immobile. Non è così. Niente a che vedere con questo. Dietro questi numeri c’è la missione della Santa Sede e del Santo Padre, c’è la pienezza della vita e del servizio ecclesiale. Non è giusto dire che il deficit si finanzia con l’Obolo di S. Pietro come se l’Obolo riempisse un buco» dice a Vatican News. 

Il settore dei media resta molto oneroso e assorbe circa il 15 per cento del budget. Ci lavorano più di 500 persone. Poi pesano le tasse italiane: il 6 per cento circa del budget, cioè 17 milioni. 

Sono state fatte alcune proiezioni, alcune stime. Le più ottimistiche calcolano una diminuzione delle entrate intorno al 25 per cento. Le più pessimistiche intorno al 45 per cento. «Noi non siamo in grado di dire oggi se ci sarà una diminuzione delle donazioni all’Obolo, o una diminuzione dei contributi che arrivano dalle Diocesi».

«Sappiamo però, perché lo abbiamo deciso noi e per la difficoltà di pagare il canone da parte di alcuni affittuari, che ci sarà una contrazione delle rendite derivanti dagli affitti. Avevamo già deciso, approvando il budget di quest’anno, che le spese andavano ridotte, per abbassare il deficit. L’emergenza del dopo Covid ci obbliga a farlo con maggiore determinazione. Lo scenario ottimista o quello pessimista dipendono in parte da noi (da quanto saremo capaci di ridurre i costi) e in parte da fattori esterni, da quanto realmente le entrate diminuiranno (le entrate non dipendono da noi)» ha aggiunto il ministro dell'economia. 

I programmi futuri riguardano la centralizzazione degli investimenti finanziari, la gestione unica del personale, e soprattutto la gestione degli appalti. Sta per essere approvato un codice per gli appalti che porterà sicuramente a dei risparmi annuncia il ministro. Prima di lui ci aveva provato anche il cardinale Pell e prima ancora il segretario generale del Governatorato, monsignor Viganò ma con scarsi esiti. Chi tocca quel tasto in Vaticano finisce male.  

Il nuovo ministro è fiducioso. «Conteremo sul denaro sul quale potremo contare. Costruiremo per il 2021 un budget a base zero. Partendo dall’essenzialità della missione».



 

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