Mondo cattolico contro Conte: nemmeno nei regimi autoritari si vietano le messe

Mondo cattolico contro Conte: nemmeno nei regimi autoritari si vietano le messe
di Franca Giansoldati
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Lunedì 27 Aprile 2020, 17:19

Città del Vaticano – L'alzata di scudi del frastagliato arcipelago cattolico è stata corale e immediata. Non avere incluso la messa tra le attività previste nella fase 2, eccetto che i funerali (per un massimo di 15 persone) ha prodotto uno tsunami di proteste cementando il fronte della Chiesa. Un fronte compatto al quale si sono unite persino le Chiese Evangeliche.

Lo strappo consumato da Conte (anche se poi si è affrettato a rassicurare che si stanno studiando provvedimenti) è stato definito un vulnus intollerabile, una cosa che non accadeva nemmeno nei regimi più autoritari, un attentato costituzionale alla libertà di culto. L'Ucid, per esempio, che raggruppa gli imprenditori e dirigenti d'azienda cristiani, ha parlato di queste limitazioni «che non sono state adottate nemmeno nei regimi più autoritari dove non esistono le altre libertà». 

Anche il Movimento Cristiano Lavoratori ritiene che la libertà di culto sia minacciata e questo «comporta ripercussioni gravissime sul nostro regime democratico. Anche in questo caso, non si tratta di  difendere gli interessi di un gruppo di persone, ma di promuovere il  rispetto dei diritti e delle libertà di tutti». Il Movimento Cristiano Lavoratori chiede al Governo di prendere le misure necessarie affinché, nel  rispetto delle norme di sicurezza, sia al più presto ristabilita la libertà di culto. Sulla stessa linea Paolo Ciani, proveniente dalle fila di Sant'Egidio e coordinatore di Democrazia Solidale: «se esiste un modo per lavorare in sicurezza, fare la spesa in sicurezza, fare sport in sicurezza... allora esiste un modo anche per celebrare la messa in sicurezza. Non ci vuole fede per capirlo: basta buon senso e rispetto».

Sulla vicenda si affianca alla Cei anche l’Ufficio di presidenza della Commissione delle chiese evangeliche che ha indirizzato negli scorsi giorni una lettera alla ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, sull'esercizio del diritto alla libertà di culto: «Abbiamo voluto porre alcune questioni rispetto alla libertà di culto sancita dalla Costituzione. In particolare, per quanto riguarda le chiese evangeliche, chiediamo una soluzione sulla possibilità di spostarsi per i ministri di culto cui sono affidate più comunità pastorali sul territorio italiano; la necessità di consentire quanto prima la ripresa dei culti pubblici, sia pure in modo contingentato; di conseguenza la possibilità per i fedeli di raggiungere i luoghi di culto, talvolta distanti dalle abitazioni, con relativa autocertificazion»”. 







 

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