Clima, missione Onu dell'atleta paralizzato: al Polo per 100 km e depositare nel bunker il libro del Papa

Clima, missione Onu dell'atleta paralizzato: al Polo per 100 km e depositare nel bunker il libro del Papa
di Franca Giansoldati
2 Minuti di Lettura
Venerdì 17 Dicembre 2021, 16:44 - Ultimo aggiornamento: 18 Dicembre, 08:35

Città del Vaticano - Michael Haddad, un giovane libanese che si muove con un esoscheletro appositamente sviluppato da un team di ingegneri, medici e ricercatori che gli stabilizza il tronco, le spalle e le braccia, porterà con sé al Polo Nord, come messaggio di speranza, una versione benedetta del libro del Papa scritto durante il lockdown. Michael camminerà per 100 chilometri fino al Polo Nord. Un'avventura estrema che doveva fare nel 2020 ma che ha rimandato a causa della pandemia. Michael è uno sportivo professionista e ambasciatore di buona volontà delle Nazioni Unite molto attivo per l'ambiente entrato a far parte del Programma di Sviluppo "Arctic Walk for Addressing the Klima Emergency".

Era solo un bambino quando un incidente di jet ski gli ha causato una lesione del midollo spinale che lo ha immobilizzato dal petto in giù e da allora ha perso tre quarti delle sue funzioni motorie. «Camminare per 100 chilometri nella regione artica non è solo un messaggio, ma un contributo alla scienza. Lavoro con un grande team scientifico e sono stato considerato una delle poche persone al mondo in grado di fare qualcosa del genere nella mia condizione.

Quindi tutto ciò che stiamo pianificando prima, durante e dopo questo cammino contribuirà alla ricerca scientifica per aiutare altre persone ad attraversare nuovi sistemi» ha spiegato all'ambasciata italiana presso la Santa Sede, chiamato dall'ambasciatore Pietro Sebastiani. Al culmine della missione depositerà nel bunker più grande e sicuro al mondo, delle isole norvegesi Svalbard una copia del volume papale, per essere conservata per sempre.

Haddad è un attivista per il cambiamento climatico e con questo gesto vuole attirare l'attenzione sulla necessità di un'azione urgente per la cura del pianeta e l'inclusione di fronte alle disuguaglianze.

Quando MIchael ha avuto modo di raccontare la sua storia al Papa, Francesco gli ha messo la mano sulla testa. «Gli ho detto che stiamo cercando di portare un messaggio di umanità, per la terra e l'ambiente» ha spiegato l'attivista libanese.

© RIPRODUZIONE RISERVATA