La Chiesa e i romani/ Non bisogna cedere alla rassegnazione

La Chiesa e i romani/ Non bisogna cedere alla rassegnazione
di Cardinale Angelo De Donatis*
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Lunedì 24 Dicembre 2018, 00:15 - Ultimo aggiornamento: 00:16
«Il nostro Salvatore, carissimi, oggi è nato: rallegriamoci». E continua: «Non c’è spazio per la tristezza nel giorno in cui nasce la vita, una vita che distrugge la paura della morte e dona la gioia della promessa eterna». Vorrei condividere con voi lettori alcune riflessioni a partire da queste parole tratte dal “Discorso per il Natale” pronunciate da San Leone Magno (Vescovo di Roma dal 440 al 461) che ben illuminano il mistero della fede che celebriamo in questa festività. Oggi il Figlio di Dio si è fatto carne, l’Eterno è entrato nel tempo e ha assunto la natura umana, si è fatto uomo come ognuno di noi. “Oggi”, l’avverbio preferito da Dio che la liturgia ripete più volte in questa solennità, sta a indicare che il Signore vive e agisce nel presente, non come noi che viviamo difficilmente appieno il momento presente, spesso ancorati al passato o troppo protesi verso il futuro. 

“Oggi” non ci sia posto nei nostri cuori per la tristezza, per la nostalgia e per la malinconia, sentimenti contrastanti che affiorano in questi giorni e che rischiano di contristare la gioia del Natale. Di cosa poter gioire in questi tempi? Non mancano certo le sofferenze, il male, le ingiustizie e i disagi; non si tratta di chiudere gli occhi sulla realtà ma di assumere un nuovo sguardo su di essa, quello della fede che apre la porta alla speranza e alimenta gesti concreti di carità. 

Tanti uomini e donne nella nostra città di Roma, come ha sottolineato il Santo Padre nella preghiera rivolta all’Immacolata durante l’atto di venerazione a piazza di Spagna lo scorso 8 dicembre, nonostante le difficoltà vivono testimoniando una speranza viva e un grande coraggio nella vita di tutti i giorni: «Penso anche a una grazia ordinaria che fai alla gente che vive a Roma: quella di affrontare con pazienza i disagi della vita quotidiana. Ma per questo ti chiediamo la forza di non rassegnarci, anzi, di fare ogni giorno ciascuno la propria parte per migliorare le cose, perché la cura di ognuno renda Roma più bella e vivibile per tutti; perché il dovere ben fatto da ognuno assicuri i diritti di tutti». 

Girando per i quartieri di Roma nelle visite alle comunità parrocchiali e incontrando tante persone e realtà presenti sul territorio, spesso il mio pensiero va con ammirazione e gratitudine a tutti quegli uomini e donne di buona volontà che ogni giorno nella nostra città, senza essere sotto i riflettori dei mezzi di comunicazione, non cedono alle tentazioni della rassegnazione, dell’indignazione e dell’indifferenza, ma costruiscono il bene e giorno dopo giorno, nella semplicità della loro vita quotidiana familiare, lavorativa e sociale, contribuiscono fattivamente al bene comune. Allora cosa significa per noi “oggi” celebrare il Natale? Non vogliamo soltanto festeggiare il compleanno di Gesù, ma vivere la nostra rinascita in Cristo e accogliere la grazia di una vita nuova nella riconciliazione e nell’amore. In questi giorni abbiamo ricevuto e offerto tanti regali, non dimentichiamo l’origine della tradizione dello scambio dei doni natalizi, purtroppo non esente da una certa tentazione consumistica, che risale al Dono di Cristo che Dio stesso ha fatto all’umanità.

Avendo accolto il segno dell’amore e della misericordia divina nel bimbo di Betlemme, con la stessa logica di gratuità, vogliamo donare e comunicare amore alle persone che ci circondano 
Riflettiamo sul regalo che Dio ha voluto offrici, non abbiamo timore di accertarlo e se lo permettiamo, Egli entrerà nella nostra esistenza, lo farà in punta di piedi, senza imporsi, infatti arriva a noi come un neonato povero, non accolto e indifeso che chiede solo di essere amato. Nel vivere l’amore disinteressato e l’accoglienza verso il prossimo, cifra del mistero cristiano del Natale, saremo inondati da una profonda gioia interiore, quella che sgorga dal cuore e che non possiamo procuraci da soli, perché la letizia è il frutto della presenza dell’amore gratuito di Dio in noi e che a sua volta possiamo comunicare agli altri. 
Auguro a tutti voi lettori e ai romani miei prediletti nel Signore, di credere in questo amore senza misura e di accogliere la gioia che la nascita del Figlio di Dio porta nelle nostre vite, custodendo la Speranza anche nelle avversità e nei dolori della vita, perché Dio è un Padre buono che provvede sempre nella storia dei suoi figli. 

* Vicario generale della Diocesi di Roma
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