Che significato ha rinnovare quell'appello è chiaro: «ci siamo raccolti oggi in questo sacro tempio per riaffermare quanto la Parola del Signore abbia la forza di liberare il nostro spirito dal male del peccato, e quanta capacità essa abbia di penetrare nelle pieghe della società per farla rivivere e per rendere la vita di ognuno più umana e più santa». Non si fanno cenni ai 'mali' che preoccupano il cardinale Bassetti, anche se solo qualche giorno fa, durante la riunione del Consiglio Permanente, sono affiorati i temi politici che la Chiesa non può di certo condividere, primo tra tutti l'egoismo e la chiusura verso i migranti portata avanti dai sovranisti, l'avere seminato divisioni e avere innalzato il livello di scontro con toni quasi violenti minando l'unità del corpo sociale.
Bassetti spiega poi perché è ancora attuale l’appello di don Sturzo. «Un messaggio che ci permette di cogliere in tutta la sua portata il valore storico-sociale dell’opera di un uomo che, dall’esperienza concreta del suo vissuto di sacerdote, ebbe l’intuizione di chiamare a raccolta i cattolici liberi dalle pastoie e dagli interessi di parte e forti nello spirito, per offrire un servizio all’intero paese, lacerato da lotte sociali talora strumentalizzate da logiche di potere e da visioni contrastanti, sullo sfondo di uno scenario economico-sociale devastato dalla guerra e da povertà diffusa». L’amore di Sturzo per i poveri, spiega il cardinale, non è infatti un «epidermico sentimento di filantropia, né è dettato da un superficiale sentimentalismo, ma è un fatto consapevolmente cristiano».
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