Monsignor Viganò, l'arcivescovo ribelle appoggia Putin: «Il Nuovo Ordine non è un destino ineluttabile»

Monsignor Viganò, l'arcivescovo ribelle appoggia Putin: «Il Nuovo Ordine non è un destino ineluttabile»
di Franca Giansoldati
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Lunedì 7 Marzo 2022, 15:50

Città del Vaticano – «Putin ha ragione». Monsignor Carlo Maria Viganò ormai nei panni dell'arcivescovo ribelle, arcinoto per i suoi bizzarri endorsement all'ex presidente Trump così come per le sue intemerate contro Papa Francesco accusato di alimentare le connivenze più disparate, soprattutto con forze progressiste vicino ai filantropi Soros e Gates – ossia a coloro che «avrebbero in animo di distruggere l'ordine mondiale finora costituito» - rispunta scoppiettante anche in questo frangente, e a proposito della crisi russo ucraina mostra pochi dubbi sulla genesi. In ogni caso Putin, a sentire Viganò, «si è mosso bene». Dietro a tutto, infatti, l'arcivescovo che ha lavorato come nunzio apostolico in America per anni, vi intravede una tirannide globalista.

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«Non sono gli Ucraini che dovrebbero entrare nell’Unione Europea o nella NATO, ma gli altri Stati che dovrebbero finalmente avere un sussulto di orgoglio e di coraggio e uscirne, scrollando da sé questo giogo detestabile e ritrovando la propria indipendenza, la propria sovranità, la propria identità, la propria fede.

La propria anima», ha detto.

Viganò elenca punto per punto la sua visione del mondo ormai sottoposta ad un disegno chiarissimo. «Il Nuovo Ordine non è un destino ineluttabile, e può essere sovvertito e denunciato se solo i popoli si rendono conto di essere stati ingannati e truffati da un’oligarchia di criminali ben identificabili, per i quali un giorno varranno quelle sanzioni e quei blocchi dei fondi che oggi essi applicano impunemente a chiunque non pieghi il ginocchio dinanzi a loro».

Se l'Ucraina è ormai sballottata da un destino certo, anche per la Russia questo conflitto è a suo dire una trappola. «Lo è perché esso realizzerebbe il sogno del deep state americano di estrometterla definitivamente dal contesto europeo nei suoi rapporti commerciali e culturali, spingendola tra le braccia della Cina, forse con la speranza che la dittatura di Pechino possa persuadere i Russi ad accettare il sistema di credito sociale e altri aspetti del Great Reset che finora ha saputo evitare almeno in parte».

Viganò riconosce alla Russia la bontà della denazificazione, una sorta di azione di bonifica dell'Ucraina «dai suoi gruppi estremisti a garantire protezione e tutela agli ucraini di lingua russa. Viganò non ha dubbi: sono queste le ragioni – teoricamente sostenibili – ad esser state create apposta per provocarla e indurla ad invadere l’Ucraina, in modo da suscitare la reazione della NATO preparata da tempo dal deep state e dall’élite globalista. Il casus belli è stato pianificato deliberatamente dai veri responsabili del conflitto, sapendo che avrebbe ottenuto esattamente quella risposta da parte di Putin. E sta a Putin, indipendentemente dal fatto di avere ragione, non cadere nella trappola e anzi ribaltare il banco, offrendo all’Ucraina delle condizioni di pace onorevoli senza proseguire nel conflitto. Anzi, quanto più Putin ritiene di essere nel giusto, tanto più egli dimostrerà la grandezza della sua Nazione e l’amore per il suo popolo col non cedere alle provocazioni».

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