Città del Vaticano – Il Tribunale di Papa Francesco ha deciso: il processo per la compravendita del famoso palazzo di Londra, le cui perdite a danno della Santa Sede, indicate ieri dal Promotore di Giustizia, ammontano a 217 milioni di euro, va fatto. Lo ha stabilito stamattina il presidente del collegio Giuseppe Pignatone leggendo una chilometrica ordinanza nella quale sono state rigettate tutte le richieste di nullità sollevate a più riprese, in questi sette mesi, dalle difese di Enrico Crasso, Tommaso di Ruzza, Cecilia Marogna, Gianluigi Torzi, del cardinale Angelo Becciu, Renè Brulhard, don Mauro Carlino, Nicola Squillace, Raffaele Mincione e Fabrizio Tirabassi. Sono inoltre state accolte come parte civili, tutte danneggiate a diverso titolo dall'affare di Sloan Avenue la Segreteria di Stato, l'Apsa, lo Ior e l'Asif.
L'avvio del processo inizierà il 17 marzo con il primo imputato – il cardinale Angelo Becciu - che dovrà rispondere di peculato, subornazione e abuso d'ufficio in concorso.
Al termine della lettura dell'ordinanza alcuni legali si sono riservati di impugnare l'ordinanza, sollevando la questione dei Rescritti papali, i quattro interventi legislativi che Papa Francesco ha emanato per dare al Promotore di Giustizia maggiori poteri nelle fasi inquirenti (intercettazioni telefoniche, sequestri, misure cautelari) in deroga alle leggi vigenti in Vaticano. Il presidente del Tribunale Pignatone ha spiegato che non si tratta tanto di leggi speciali che danno forma a "tribunali speciali" come hanno sottolineato le difese in questi mesi, ma di normali atti normativi. L'avvocato del finanziere Enrico Crasso, Luigi Panella ha ripetuto che «gli atti normativi andrebbero pubblicati, mentre i Rescripta non sono mai stati pubblicati e restavano sostenzialmente segreti».
Il cardinale, presente in aula, si è avvicinato ai giornalisti, alla fine della lettura del dispositivo, e sorridente ha detto. «Finalmente inizia il processo e potrò rispondere a tutte le domande. Sono sereno e fiducioso».
Infine Pignatone, nella ordinanza, ribadendo che anche in Vaticano vige il giusto processo e viene rispettato il principio della imparzialità dei magistrati, ha rigettato tutte le reiterate richieste per le prove documentali sequestrate dal Promotore di Giustizia e mai depositate nella loro totalità (nonostante due precedenti ordinanze del presidente). Pignatone ha spiegato che in Vaticano esiste un altro ordinamento, differente da quello italiano e che questo da modo al Promotore di Giustizia di decidere a suo insindacabile giudizio cosa e quali documenti depositare. «Sono però loro che scelgono cosa depositare. Ora però i legali potranno fare richiesta direttamente all'Ufficio del Promotore».