Cattolici togliete i soldi dalle banche che fanno affari con le armi: la campagna dei Missionari

Cattolici, togliete i c/c dalle banche che fanno affari con le armi: la campagna dei Missionari
di Franca Giansoldati
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Mercoledì 27 Maggio 2020, 12:20 - Ultimo aggiornamento: 28 Maggio, 00:03

Città del Vaticano – Non investire nelle banche che fanno affari con il commercio delle armi. Si chiama: «Cambiamo mira! Investiamo nella Pace, non nelle armi» l'iniziativa partita dal mondo cattolico, promossa dai missionari, dalle riviste Missione
Oggi, Mosaico di Pace e Nigrizia e rivolta a Papa Francesco, al Vaticano, alle comunità cristiane, ai vescovi, parroci, consigli pastorali e a tutte le persone di buona volontà secondo lo spirito della enciclica Laudato Sì e della Evangeli Gaiudium. Un appello lanciato  in occasione della Solennità della Pentecoste di domenica31 maggio e della Festa della Repubblica del 2 giugno.

La festa di Pentecoste e quella della Repubblica i missionari le hanno unite volutamente per sottolineare l'importanza civile e spirituale di questa presa di posizione. Obiettivo è creare una rete di coscienza per abituare i correntisti cattolici a fare mente locale su dove mettono i soldi, dove li investono. 




L'appello fa parte del percorso di rilancio della Campagna di pressione alle “banche armate”, che avverrà il 9 luglio in  occasione dei 30 anni della promulgazione della Legge n. 185/1990. 

Proprio in questi giorni la rivista Nigrizia ha analizzato la Relazione  parlamentare del Ministero dell’economia (494?idLegislatura=18&categoria=067&tipologiaDoc=elenco_categoria), estrapolando i dati che riguardano il mercato delle armi e individuando i gruppi bancari ad essi collegati.

In un articolo intitolato “Banche e armi, il boom dei conti armati” i missionari riferiscono che dai dati ufficiali risulta che il valore delle operazioni segnalate dagli istituti di credito sfiora i 9,5 miliardi di euro.

I missionari ripetono che i paesi del Medioriente sono i principali pagatori (58%): l’Egitto, l’Algeria, la Nigeria e il Kenya. Il problema etico rimane. Mai come nel 2019 gli istituti di credito si sono messi al servizio delle aziende belliche italiane.

Il 2019 ha registrato una vera esplosione delle transizioni bancarie legate a operazioni di importazione ed esportazione di armamenti. In base all’ultima Relazione del ministero dell’economia sull’import ed export di armi, l’importo complessivamente movimentato ha superato i 10 miliardi di euro. Di questi, il valore delle esportazioni definitive ha sfiorato i 9,5 miliardi di euro: il 27,5% in più rispetto al dato del 2018 (7,4 miliardi).

Un boom inarrestabile. Basta un confronto con la Relazione di cinque anni fa, relativa ai dati del 2014, quando l’export era fermo a 2,5 miliardi di euro. Una crescita del 278%.

Anche il numero delle segnalazioni effettuate dagli operatori bancari è sensibilmente aumentato, passando dalle 16.101 del 2018 alle 17.678 del 2019 (+9,79%)

Gli istituti di credito si confermano, quindi, uno strumento prezioso di appoggio per le industrie belliche italiane, azzerando i timori che campagne di comunicazione “negative” ( possano sfregiarne l’immagine.



 

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